L’abusato diventa abusante? – Ripercussioni dell’abuso sessuale su minori

abuso
Jean Calogero, maschere veneziane, olio su tela, 1990

L’abuso come trauma

L’abuso consiste in un trauma, parola utilizzata per la prima volta nella storia da un neurologo tedesco per spiegare l’impatto psicologico che un evento stressante ha sulla persona (1). Il trauma rimanda ad una lacerazione improvvisa, violenta ed imprevedibile della sfera psicologica, capace di intaccare la capacità del soggetto di adattarsi all’ambiente. L’evento traumatico costituisce dunque un’esperienza di minaccia e sopraffazione di una tale portata e gravità, che supera le normali capacità di adattamento emotivo dell’individuo e compromette il suo senso di stabilità e continuità psicofisica.

Varie tipologie di abuso

Esiste una vasta molteplicità di tipologie e forme di abusi su minori ed è proprio tale molteplicità ad aver impedito il processo di formazione di una definizione unitaria di abusi su minori. E’ consigliabile pertanto prendere come punto di riferimento in questo mare magnum la definizione espressa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità:

“l’abuso o il maltrattamento sull’infanzia è rappresentato da tutte le forme di cattivo trattamento fisico e/o affettivo, abuso sessuale, incuria o trattamento negligente, nonché sfruttamento sessuale, o di altro genere, che provocano un danno reale o potenziale alla salute, alla sopravvivenza, allo sviluppo o alla dignità del bambino, nell’ambito di una relazione di responsabilità, fiducia o potere” (2).

Tra le diverse forme di abuso vi sono: l’abuso di relazione, di fiducia, di ruolo, di potere, oppure ancora l’abuso verbale, emotivo, fisico, psichico, sessuale ed anche spirituale. Noi prenderemo in esame unicamente l’abuso sessuale, tuttavia va specificato che l’abuso sessuale spesso è solamente l’apice di una lunga serie di altre forme di abuso, tra cui l’abuso emotivo, ovvero il ricatto affettivo. Nell’ambito degli abusi sessuali si distinguono gli abusi compiuti senza contatto fisico, ad esempio il voyeurisimo, e con contatto fisico. Oppure ancora tra gli abusi sessuali intrafamiliari, consumati all’interno dell’alveo familiare, ed extra-familiari (3).

Unidirezionalità dell’atto sessuale e incapacità al consenso

Nel caso specifico dell’abuso sessuale, rispetto alle altre forme di abuso, viene enfatizzato il fatto che al minore manchino gli strumenti per comprendere ed accettare pienamente l’atto sessuale che gli viene proposto (4). Spicca in particolar modo l’inadeguatezza del soggetto abusato e la conseguente unidirezionalità dell’atto sessuale, dal quale unicamente l’adulto è in grado di trarre gratificazione (5). Essendo la vittima dell’abuso un minore, bisogna sempre escludere a priori una reale ed adeguata capacità di consentire alle proposte dell’abusante. Bange e Degenere insistono proprio su questo aspetto del consenso, affermando:

“L’abuso sessuale di bambini riguarda qualsiasi atto sessuale che viene eseguito su o di fronte a un bambino contro la sua volontà o al quale il bambino non è in grado di consentire consapevolmente a causa della sua inferiorità fisica, mentale, cognitiva o linguistica” (6).

Rapporto asimmetrico tra abusante ed abusato

Nel comportamento abusante troviamo alcuni tratti distintivi, ovvero un trattamento improprio e gravemente offensivo dell’altro, che arriva persino a presentare tratti di perversione, l’uso di modalità impositive violente, lo sfruttamento del proprio ruolo e della posizione di autorità da parte dell’abusante ed infine il coinvolgimento della vittima in atti sessuali, che la vedono come oggetto volto esclusivamente ed unicamente al soddisfacimento dei desideri dell’abusante (7).

Da questi elementi caratterizzanti si può evincere come ogni abuso avvenga sempre all’interno di un rapporto asimmetrico tra aggressore e vittima. Sussistono una forte disparità e squilibrio di potere tra l’adulto, che si trova in una posizione di superiorità e dominanza, ed il minore, in una posizione di inferiorità. All’interno di questi rapporti ha luogo un processo di corruzione dell’autorità legittima in una dinamica di potere, supremazia e possesso del minore, che invece si trova in uno stato di vulnerabilità e dipendenza dalla figura che avrebbe dovuto tutelarlo.

Il soggetto abusante

L’abusante molto spesso non è un mostro, al contrario di quello che si potrebbe pensare. Tutt’altro. Lo psicanalista dell’adolescenza e psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet, definisce coloro che approfittano di un minore:

“sono persone intelligenti, veramente rispettate nelle comunità nelle quali lavorano. Spesso sono inseriti in un contesto familiare del tutto convenzionale e conducono una vita del tutto convenzionale” (8).

Perché un adulto, specialmente un soggetto ben integrato nella comunità, nel tessuto sociale e famigliare, dovrebbe abusare di un minore? L’adulto potrebbe essere stato a sua volta vittima di abusi sessuali durante la sua infanzia e questo potrebbe aver provocato un arresto nello sviluppo della sua sessualità. Alla base della condotta dell’abusante vi è la scelta narcisistica di soddisfare un bisogno di controllo, di potere e di dominio combinato alla soddisfazione erotico-sessuale. Il bambino potrebbe essere visto dall’abusante come un’immagine di sé stesso e dunque costituire un indicatore dell’età in cui si trova la personalità dell’abusante, ovvero l’età in cui egli ha subito a sua volta degli abusi (9).

Effetti dell’abuso subito sulla sessualità dell’abusato/abusante

L’abuso sessuale costituisce un trauma, come già stabilito in precedenza, e da esso possono originare disturbi sessuali di origine traumatica, dato che per mezzo dell’abuso viene violata la sessualità, ovvero l’intimità della persona. Soprattutto quando gli eventi traumatici avvengono nei primi anni di vita, in forma ripetuta, e forse addirittura per mano di una figura di attaccamento, è necessario un aiuto specialistico al fine di integrare l’esperienza traumatica vissuta nella propria coscienza. Se questo non avviene si rischia lo sviluppo di disturbi sessuali di origine traumatica.

Il potenziale di resilienza all’esperienza traumatica insito nel soggetto dipenderà principalmente dalla sua età e condizione psicofisica. Infatti non tutti coloro che vivono un evento stressante subiranno un trauma, dato che esistono eventi più traumatizzanti rispetto ad altri, tuttavia l’abuso infantile rientra tra quelli considerati con i più elevati livelli traumatici (10). La reazione all’abuso subito e le conseguenze sul comportamento sessuale futuro derivanti da esso divergono da soggetto a soggetto. De Leo tuttavia sostiene in linea generale che l’effetto principale dell’abuso sia una marcata disinibizione del comportamento sessuale, egli infatti afferma:

“Le conseguenze sul comportamento sessuale di bambini che hanno subito un abuso sono disturbi sessuali, comportamento sessuale inappropriato, ipersessualità, acting out sessuali e confusione di genere” (11).

Al contrario di De Leo, Green sostiene che le vittime di abusi sessuali possano avere due reazioni e stili di adattamento diametralmente opposti. Vi è colui che ricerca il controllo attraverso la ripetizione attiva del trauma subito e colui che invece evita completamente gli stimoli sessuali (12). Nel caso si opti per il primo metodo di adattamento la vittima supererebbe il trauma mediante la ripetizione dell’abuso in sogni, fantasie, giochi aggressivi, comportamenti autodistruttivi e delinquenziali. La teoria di Green è stata sostenuta da numerosi autori, i quali hanno teorizzato che una delle possibili strategie di cui la vittima di un abuso può fare uso sarebbe appunto quella dell’identificazione con l’aggressore, agendo il comportamento sessuale subito e provocando un’oscillazione tra l’identificazione con il ruolo di vittima e di aggressore (13).

Trasmissione transgenerazionale del modello abusivo

Come mai per sopravvivere la vittima mette in atto questo meccanismo di identificazione con il suo aggressore? Essendo l’abuso sessuale una gravissima violazione dello spazio privato, l’intimità del bambino subisce una gravissima umiliazione. Solitamente, quando un soggetto subisce una mortificazione da lui percepita intollerabile, mette inconsapevolmente in atto un’operazione di scissione tra il proprio corpo, che viene violato, e la consapevolezza della coscienza, in modo tale da permettergli di sopravvivere all’umiliazione subita. Il momento chiave del processo avverrà nel periodo temporale successivo all’abuso, durante il quale l’abusato dovrebbe ricevere un aiuto specialistico. Se così non fosse e dunque il soggetto non verrà aiutato a ricordare e rielaborare il trauma, sarà costretto a ripeterlo, mettendo in scena la violenza subita a ruoli invertiti.

Egli non sarà più la vittima, il bambino che subisce violenza, bensì colui che esercita il potere, il dominio sul bambino, in una doppia identificazione oscillante tra il bambino che viene abusato e l’adulto che abusa (14). Questo fenomeno definito da De Leo e Petruccelli “trasmissione transgenerazionale del modello abusivo” ci mostra come la vittima cerchi di identificarsi con l’aggressore e di agire dunque da carnefice, al fine di vendicarsi per il dolore e l’impotenza sofferte. La violenza diviene così un mezzo per controllare e dominare la paura (15).

“L’oggetto sessuale viene deumanizzato, diventando attraente ed eccitante non tanto per quello che è, ma per quello che rappresenta, cioè un oggetto su cui prendersi la rivincita rispetto al trauma subito nell’infanzia” (16).

Il comportamento deviante è dunque costituito dalla ripetizione di atti subiti durante l’infanzia e la perversione è forma erotica dell’odio, composta da aggressività, ostilità, vendetta e disumanizzazione dell’oggetto (17). La sessualità in questo caso è un mezzo per la gestione di situazioni stressanti. L’abusante a causa del trauma subito e non affrontato si trova ad avere un vuoto dentro che cerca di colmare attraverso delle compensazioni.

Dati e statistiche

In riferimento al meccanismo di trasmissione sovra illustrato è necessario menzionare che non sussiste un nesso di causa lineare tra abuso subito e abuso perpetrato. Ovvero non tutti i bambini abusati diventano a loro volta abusanti, come non tutti gli abusanti hanno subito abusi nel loro passato (18). Le statistiche però ci mostrano che un terzo delle persone abusanti sono state a loro volta vittime di abusi nel loro passato. Oltre a ciò, gli adulti che sono stati sessualmente abusati durante la loro infanzia, perpetrano in molti casi l’abuso sessuale nei confronti dei propri figli (19).

Note

  1. Cfr. E. ISOLA, B. MACCARONE, EMDR e Disturbi Sessuali, Astrolabio 2019, p, 77. Rimando a: A. EULENBURG, Lehrbuch der Nervenkrankheiten, August Hirschwald, Berlin, 1978.
  2. Report of the Consultation on Child Abuse Prevention, 29-31 March 1999, World Health Organization, Geneva, 1999.
  3. Cfr. A. DEODATO, A. CENCINI, G. UGOLINI, Le ferite degli abusi, Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori della Conferenza Episcopale Italiana, pp. 17-18.
  4. Cfr. E. KEMPE, Le violenze sul bambino, Armando Editore, Roma, 1980.
  5. Cfr. G. DE LEO, V. CUZZOCREA, S. DI TULLIO D’ELISIIS, G. L. LEPRI, L’abuso sessuale sui minori, p. 222.
  6. Cfr. D. BANGE, G. DEEGENER, Sexueller Mißbrauch an Kindern, Beltz, J, 1996.
  7. Cfr. A. CENCINI, S. LASSI, La formazione iniziale in tempo di abusi, Servizio Nazionale per la Tutela dei minori della Conferenza Episcopale Italiana, pp. 44-45.
  8. G. PIETROPOLLI CHARMET, in A. JARECKI, Una storia Americana, USA, HBO Documentary, Notorious Pictures, 2003.
  9. Cfr. M. MONZANI, V. BANDIERA, Pedofilia e pericolosità sociale. La psicologia di oggi e il diritto penale di ieri: nuove proposte legislative, Istituto Universitario Salesiano, Venezia, 2017, p. 104.
  10. Cfr. E. ISOLA, B. MACCARRONE, EMDR e Disturbi Sessuali, Astrolabio, 2019, pp. 77-80.
  11. G. DE LEO, I. PETRUCCELLI, L’abuso sessuale infantile e la pedofilia, Franco Angeli, Milano, 1999.
  12. Cfr. A. H. GREEN, La violenza sessuale infantile: conseguenze immediate e a lungo termine e loro trattamento, in Terapia familiare, vol. 46, 1994, pp. 15-35.
  13. Cfr. E. ISOLA, B. MACCARRONE, EMDR e Disturbi Sessuali, Astrolabio, 2019, p. 89.
  14. G. PIETROPOLLI CHARMET, in A. Jarecki, Una storia Americana, USA, HBO Documentary, Notorious Pictures, 2003.
  15. Cfr. G. DE LEO, I. PETRUCCELLI, L’abuso sessuale infantile e la pedofilia, Franco Angeli, Milano, 1999,
  16. A. BANDURA, Social Foundation of Thought and Action: A Social Cognition Theory, Englewood Cliffs, Prentice Hall, New York.
  17. Cfr. R. J. STOLLER, Perversione, Feltrinelli, Milano, 1978.
  18. Cfr. A. H. GREEN, La violenza sessuale infantile: conseguenze immediate e a lungo termine e loro trattamento, in Terapia familiare, vol. 46, 1994, p. 16.
  19. Cfr. I. PETRUCCELLI, G. SCARDACCIONE, Violenza sessuale e valutazione del danno psicologico, in Sessualità e terzo millennio. Verso nuovi comportamenti sessuali, Franco Angeli, Milano, 1998, pp. 457-476.

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit”

(San Giovanni Paolo II)

 

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Chiara Gaspari

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