La dipendenza da Internet, come singolare patologia in grado di influire sulla validità del matrimonio in ambito canonico, è stata formulata per la prima volta in questi termini dallo psichiatra americano Ivan Golberg nel 1995, il quale ipotizzò l’esistenza dell’Internet Addiction Disorder. Ne avevamo già parlato in un altro articolo QUI. Oggi si utilizza il termine onnicomprensivo di Internet Related Psychopathology (IRP), il quale comprende al suo interno una miriade di comportamenti on-line scomponibili ed identificabili in base all’oggetto specifico di dipendenza.
Criteri diagnostici
Nonostante l’attribuzione della scoperta del disturbo da internet al dottor Golberg, fu la dottoressa Young ad individuare e proporre nel 1996 i criteri diagnostici per l’Internet Addiction Disorder, ovvero tutti i caratteri che un disturbo deve presentare per poter essere definito dipendenza: la tolleranza, l’astinenza ed il craving. La dottoressa Young partì dal presupposto che fosse necessaria la presenza di 5 o più sintomi tra quelli elencati in seguito, affinché una persona potesse essere definita affetta dall’Internet Addiction Disorder:
- eccessivo assorbimento da internet;
- necessità di passare sempre più tempo in rete per ottenere lo stesso livello di soddisfazione;
- ripetuti tentativi di controllare l’uso d’internet senza successo;
- irrequietezza, irritabilità, depressione, nervosismo;
- rimanere on-line più a lungo del previsto;
- rischio di perdita relazioni importanti;
- mentire ai familiari;
- utilizzo di internet come mezzo per scappare dai problemi.
Shapira e i suoi colleghi, nell’anno 2000, al contrario dei loro predecessori, decisero di enfatizzare gli aspetti emotivi che riguardano l’esperienza di perdita del controllo. Secondo il loro parere angosce e preoccupazione sarebbero alla base di un uso smodato di internet e tale parere si rispecchia anche nei criteri diagnostici sviluppati da loro per l’uso problematico di Internet.
In un’ultima evoluzione riguardante i criteri diagnostici per l’Internet Related Psychophatology e al contempo una prima introduzione di questo disturbo in Italia, Tonino Cantelmi e Massimo Talli nel 2007 prospettarono la necessità della presenza contemporanea sia di due sintomi Overt che di due sintomi Covert per almeno 6 mesi di tempo.
Tra i sintomi Overt si rinvengono:
- tempo di permanenza online elevato;
- manifestazione sintomatiche off-line;
- conseguenze negative susseguenti all’uso eccessivo.
Tra i sintomi Covert invece vi sono:
- l’impulso irrefrenabile di collegarsi;
- Tentativi di ridurre uso di Internet;
- Menzogne riguardanti l’uso eccessivo;
- Pensieri e fantasie relative a internet.
Fattori che favoriscono la Predisposizione
Individuati i criteri diagnostici per poter identificare questo tipo di disturbo bisogna ora andare a presentare alcuni dei modelli che propongono i principali fattori che favoriscono la predisposizione e l’insorgere di questo disturbo. In base al modello ACE della dottoressa Young i fattori scatenanti che favoriscono il crearsi dei disturbi correlati ad Internet sono:
- l’accessibilità, ovvero la possibilità di soddisfare ogni minimo bisogno;
- il controllo, che si può esercitare in rete, simile ad una percezione di onnipotenza;
- l’eccitazione, data la quantità di stimoli ai quali si può essere sottoposti.
Nel modello cognitivo-comportamentale di R. A. Davis invece l’insorgere dell’uso patologico di internet è dovuto a pensieri problematici, che sono la fonte principale del comportamento anormale. Davis distingue in questo frangente un Pathological Internet Use Specifico (SPIU), ovvero la dipendenza ha un contenuto specifico ed esisterebbe a prescindere dall’esistenza di internet, ed un Pathological Internet Use generalizzato (GPIU), il quale comporta un sovra-utilizzo in maniera generalizzata di Internet.
Cantelmi prospetta un modello costituito da due fasi nelle quali il disturbo raggiunge livelli sempre maggiori e degenera. Abbiamo la fase iniziale, detta tossicofilica, la quale parte con un crescente interesse per le e-mail e la navigazione in rete. Successivamente si arriva alla fase tossicomanica, nella quale il soggetto viene assorbito da chat e mud.
Le 4 fasi evolutive
In base a questi modelli possiamo individuare 4 fasi evolutive che ogni Rete-dipendente percorre:
- Fase d’Ingresso: l’utente entra per la prima volta in contatto con la rete mediante posta elettronica o web, è curioso e disorientato;
- Fase d’Uso: l’utente si muove con maggiore dimestichezza in rete, è consapevole dei suoi pericoli e la identifica come un mezzo di comunicazione;
- Fase d’Abuso: Il tempo di permanenza on-line viene incrementato e l’utente opera una selezione delle applicazioni che possano dargli maggiore soddisfazione;
- Fase di Dipendenza: la selezione si intensifica ed il soggetto dedica il suo tempo unicamente a determinate applicazioni della rete che gli possano garantire la maggiore soddisfazione. Anche interagendo con altri soggetti in rete egli osserva le altre persone unicamente come oggetti del suo piacere personale.
I fattori predisponenti
Tra i fattori predisponenti il soggetto a questo genere di disturbo sono sicuramente la presenza di difficoltà psicologiche o psichiatriche. Tuttavia le motivazioni che possono spingere una persona a ricorrere a internet in modo smisurato possono essere varie e molteplici, dunque non bisogna commettere l’errore di ritenere che l’unica motivazione dell’internet dipendente sia quella di rifugiarsi nella Rete. Al contrario i soggetti internet dipendenti si collegano in Rete per ragioni molto differenti, tuttavia sono state individuate due principali categorie in cui scindere gli Internet dipendenti o retromani.
Abbiamo i retromani per fuga, i quali scappano dai propri vissuti depressivi ed oppressivi, ed abbiamo i retromani per azione, che conseguono uno scopo collegandosi in rete che va ben oltre l’eccitazione fine a se stessa, il loro obiettivo è il raggiungimento del successo o di un cambiamento.
Giunti alla fine possiamo dire con certezza che l’insorgere della dipendenza da internet non dipende dalla sussistenza di un unica causa, bensì da molteplici cause, le quali, considerati in maniera congiunta i fattori predisponenti, i fattori scatenanti ed i fattori perpetuanti, costituiscono un unico pericoloso mix dal quale trae origine la dipendenza.
Note
ARCISODALIZIO DELLA CURIA ROMANA, L’incapacità consensuale tra innovazione normativa e progresso scientifico (can. 1095, MITIS IUDEX e DSM-5), (Annales Doctrinae et Iurisprudentiae Canonicae, VIII), LEV, Città del Vaticano, 2019, pp. 251-267.
K.S.YOUNG, Internet Addiction.
N.A.SHAPIRA – T.D.GOLDSMITH – P.E. KECK JR.- U.M. KHOSLA – S.L. MCELROY, Psychiatric features of individuals with problematic Internet use, in Journal of affective disorders, 2000, pp. 267-272.
R.A. DAVIS, A cognitive-behavioral model of pathological Internet use (PIU), in Computers in Human Behavior (2001), pp. 187-195.
T. CANTELMI – A. D’ANDREA – C. DEL MIGLIO – M. TALLI (ed.), La mente in Internet.
“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”
(S. Giovanni Paolo II)
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