Il disordine tributario. Economia contemporanea al tempo del Covid-19

disordine tributario

Nuova monografia del professore Giuseppe Rivetti sul diritto tributario

Siamo ben lieti di presentare la nuova monografia del professore Rivetti, illustre collaboratore del nostro Giornale, dal titolo: “Il disordine tributario. Economia contemporanea al tempo del Covid-19“, (Giappichelli 2022). Un testo agile che porta il lettore addentro alla babele del sistema tributario italiano, cercando di rendere più agevole e semplice l’approccio, dando risposte concrete all’incertezza interpretativa.

Professore, complimentandoci ancora per la sua ultima pubblicazione, ci può spiegare il perché di questo testo e come è nato?

Il sistema tributario non corrisponde alle esigenze di sviluppo economico (e sociale) del Paese. La pressione fiscale, uno dei maggiori indicatori di politica economica che misura il sacrificio imposto dallo Stato alla collettività, risulta tra le più elevate al mondo. Il total tax rate sfiora il sessanta per cento, la burocrazia aumenta a dismisura gli obblighi gravanti sulle imprese che, ormai, operano in un ginepraio legislativo che ha assunto le dimensioni di una vera e propria babele normativa.

Le leggi tributarie, spesso, risultano incomprensibili, modificate un’infinità di volte con inevitabili incertezze applicative. Non a caso organismi internazionali di consulenza hanno collocato il nostro Paese al terzo posto per complessità fiscale, preceduto solo da Turchia e Brasile. A completare il quadro, il peso fiscale sul lavoro che rimane tra i più alti dell’UE. Per tutti questi motivi l’Italia, secondo recenti stime OCSE, risulta stabilmente agli ultimi posti per attrattività fiscale. 

E’ questo il senso del disordine tributario che cerca di trasmettere?

Certo, è anche questo. Tuttavia le criticità non riguardano solo le continue riforme perchè siamo tutti consapevoli di come la realtà costringa “naturalmente” il diritto a inseguire i mutamenti. Il profilo problematico, a mio avviso, coincide con una fragilità strutturale della legislazione di riferimento. All’atto di adozione dei provvedimenti sembra mancare, da parte del legislatore, una visione complessiva degli obiettivi da raggiungere. Di qui la frenetica attività di “recupero” legislativo che finisce inevitabilmente per creare un oggettivo disorientamento ermeneutico. 

Sul piano economico, quali soluzioni  ritiene possibili?

Il nuovo quadro macro-economico e lo shock esogeno della crisi rendono urgente trovare delle soluzioni su possibili scenari di crescita, da parte di soggetti economici (e non solo) chiamati a realizzare “intraprese” fondate su idee innovative. Nella mia analisi il futuro dipende dalle origini, pertanto “nuovo” nell’accezione che qui interessa, non significa necessariamente aprirsi verso forme indefinite e incerte di un futuro senza visione, con il rischio di snaturare la stessa struttura-Paese. In una diversa prospettiva, può anche coincidere con la scelta di attività o misure finalizzate a migliorare/rinnovare tutto quello che è già parte del nostro patrimonio, mai valorizzato del tutto nella sua interezza.

Le problematiche trattate possono interessare anche gli enti ecclesiastici.

Il volume non tratta degli enti ecclesiastici in modo diretto, ma certamente contiene riferimenti sistematici. Gli enti ecclesiastici, nelle recenti applicazioni giuridiche, appaiono sempre più dispersi all’interno delle incerte ed evanescenti categorie statuali. In questi ultimi anni, la produzione unilaterale (e sottolineo unilaterale) da parte del legislatore nazionale, ha contribuito ad aumentare il rischio di una possibile destrutturazione della stessa categoria di ente ecclesiastico civilmente riconosciuto.   

Il disordine tributario potrebbe interessare, quindi, anche gli enti ecclesiastici?

La recente introduzione del Codice del Terzo Settore   non ha escluso tale possibilità. Al contrario, la soluzione adottata sembra essere parte del problema. Il Legislatore delegato, infatti, ha semplicemente “raccolto” al suo interno tutte le figure preesistenti come le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali, le cooperative sociali e le reti associative. Tuttavia non si registra nessun riferimento strutturale agli enti ecclesiastici che vengono  richiamati in ordine sparso senza costruzione e in forma residuale, a volte per escludere un regime di specialità tributario, altre volte per confermarlo. Niente di più. 

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

 

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Rosario Vitale

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