Vasca battesimale di Clupea, VI sec., museo del Bardo, Tunisi
Il Codice di Diritto Canonico così presenta la figura dei catecumeni:
«Secondo una modalità specifica sono legati alla Chiesa i catecumeni, coloro cioè che, mossi dallo Spirito Santo, chiedono con intenzione esplicita di essere incorporati ad essa e di conseguenza, per questo desiderio, come pure per la vita di fede, di speranza e di carità che essi conducono, sono congiunti alla Chiesa, che ne ha cura come già suoi»[1].
Emerge da questo canone l’amore che la chiesa nutre per coloro che chiedono con intenzione esplicita di essere incorporati ad essa. Inoltre è una realtà che da diversi anni interessa la Chiesa europea e ovviamente anche l’Italia infatti, è sempre in aumento il numero di persone che chiedono il battesimo da adulti insieme al crescente numero di ragazzi non battezzati che, giunti all’età scolare, chiedono di diventare cristiani. Personalmente trovo sia un segnale positivo per la Chiesa che si riaffaccia all’antica tradizione dei catecumeni nella Chiesa primitiva.
Nell’ormai lontano 1997 la Conferenza Episcopale Italiana così si esprimeva in merito:
«Il problema ha stimolato un’ attenta riflessione a livello teologico-pastorale e ha suscitato in diverse Chiese particolari la ripresa, in forme diverse, del catecumenato»[2].
Persone
La prima persona che si approccia al candidato al catecumenato è il garante, ovvero colui (uomo o donna) che lo ha conosciuto, aiutato ed è testimone della sua intenzione di diventare cristiano. Segue il padrino/madrina scelto dal catecumeno per il suo esempio, le sue doti e per la sua amicizia ha il compito di mostrare al catecumeno la pratica del Vangelo nella vita individuale e sociale. Terza figura di riferimento in questo cammino è il Vescovo, che determina, regola, e valorizza l’istruzione pastorale dei catecumeni e li ammette all’elezione e ai sacramenti. In virtù di questo suo così centrale impegno nel cammino dei catecumeni è richiesto che lui presieda la liturgia quaresimale, il rito dell’elezione e la Veglia Pasquale conferendo egli stesso i sacramenti dell’iniziazione. Ancora seguono i sacerdoti a cui spetta il compito di attendere alla cura pastorale e personale dei catecumeni aiutati, qualora vi fossero, dai diaconi e dai catechisti.
Gradi e tempi del catecumenato
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che:
«Diventare cristiano richiede, fin dal tempo degli Apostoli, un cammino e una iniziazione con diverse tappe. Questo itinerario può essere percorso rapidamente o lentamente. Dovrà in ogni caso comportare alcuni elementi essenziali: l’annunzio della Parola, l’accoglienza del Vangelo che provoca una conversione, la professione di fede, il Battesimo, l’effusione dello Spirito Santo, l’accesso alla Comunione eucaristica»[3].
Già da questa introduzione si evince che il cammino del catecumeno è itinerario con diverse tappe. L’introduzione generale al rito dell’iniziazione cristiana degli adulti sottolinea tre gradi con il quale il catecumeno avanza «di porta in porta o di gradino in gradino»[4]:
Il primo grado è l’accoglienza data dalla Chiesa, quando si vuol diventare cristiano;
Il secondo grado è l’ammissione ai sacramenti;
Il terzo grado è la celebrazione stessa dei sacramenti che formano il cristiano.
Questi tre passaggi si svolgono all’interno di alcuni tempi di maturazione:
Precatecumenato, catecumenato, Quaresima (preparazione quaresimale) in cui si celebra il rito dell’iscrizione del nome (I domenica), degli scrutini (III, IV, V domenica) e delle consegne, Pasqua e tempo pasquale (mistagogìa) e infine il tempo dell’iniziazione.
Terminata la Veglia Pasquale e dopo aver partecipato da cristiani alla prima Eucaristia i catecumeni hanno varcato l’ultima porta dell’iniziazione e, secondo una espressione di San Giovanni Crisostomo, «sono ora liberi e cittadini della Chiesa, santi, giusti, eredi, membra di Cristo e tempio dello Spirito»[5].
I neofiti devono ora vivere nella novità di vita ricevuta con i sacramenti.
Il tempo della mistagogìa, destinato ad approfondire il senso della fede e della Chiesa attraverso, la meditazione del Vangelo, la catechesi, l’esperienza dei sacramenti e l’esercizio della carità serve a consolidare la pratica della vita e a stabilire rapporti più stretti con i fedeli[6]. Il tempo della mistagogìa si protrae per tutto il tempo pasquale e si conclude con la solenne celebrazione della Pentecoste.
Papa Francesco, a chiusura dell’Anno della Fede, incontrando i catecumeni nella Basilica vaticana rivolse un suggerimento che, ieri come oggi, catecumeni o no, vogliamo riportare a chiusura di questo breve approfondimento sul catecumenato:
«Non dimenticate il momento in cui avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi. Come il discepolo amato ricordate il giorno, l’ora in cui per la prima volta siete rimasti con Gesù. E così sarete sempre certi dell’amore fedele del Signore. Questo è certo: lui non vi tradirà mai»[7].
Note
[1] CIC, Can. 206.
[2] CEI, Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana (3), 22 aprile 1997.
[3] CCC, 1229.
[4] RICA, 6.
[5] San Giovanni Crisostomo, Catechesi III, 5.
[6] Cfr. RICA 37-39.
“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit”
(San Giovanni Paolo II)
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