Pubblicato il nuovo Codice Penale Vaticano

Il nuovo Codice Penale Vaticano, foto @VaticanNews 

 

Pubblicato il nuovo Codice Penale Vaticano, un’opera che aiuterà gli esperti a muoversi all’interno della normativa vigente.

 

Diritto penale in Vaticano?

Curato da mons. Juan Ignacio Arrieta e da suor Maia Luisi, rispettivamente segretario e officiale del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, vede la luce il volume che raccoglie il Codice Penale Vaticano, per i tipi LEV.

In questi ultimi anni, i fatti di cronaca oltre le Mura Leonine hanno mostrato la presenza di norme incriminatrici nello Stato Città del Vaticano, nonché di organi di giustizia, deputati a farle rispettare.

Un chiarimento preliminare: il diritto vigente in Vaticano non è esclusivamente il diritto canonico (sebbene la legge sulle fonti del diritto lo consideri la prima fonte normativa), ma, come in ogni Stato moderno, vi è un complesso di norme dirette a regolare la vita del popolo che lo abita.

Naturalmente, si tratterà di un popolo particolare, identificato per una relazione funzionale con la missione della Chiesa universale, ma ugualmente inquadrato in un ordinamento.

Pertanto, qualora si verifichino illeciti, anche il Vaticano godrà, nell’ambito della propria sovranità, di una potestà punitiva, che si estrinseca nell’accertamento dei reati e nella relativa punizione.

 

Diritto penale vaticano all’avanguardia?

Lo Stato Città del Vaticano è nato grazie ad un trattato internazionale tra la Santa Sede (cioè l’ente, riconosciuto a livello internazionale, preposto al governo della Chiesa universale) e il Regno d’Italia.

A conclusione della Questione Romana, nel 1929, l’Italia restituì una piccolissima porzione dei possedimenti dell’originario Stato Pontificio, offrendo una base territoriale per l’esercizio del ministero petrino.

Con la legge II del 7 giugno 1929, il nascente Stato Vaticano scelse di adottare la legislazione civile e penale vigente in Italia a quel tempo: in particolare, il Codice Penale Zanardelli, promulgato nel 1889 e stimato come uno dei più innovativi del tempo.

Basti pensare che questo codice aboliva la pena di morte e offriva maggiori spazi di valutazione e di ponderazione della pena al giudice. L’Italia, un anno dopo i Patti Lateranensi, avrebbe virato, con il Codice Rocco (in vigore fino ad oggi, con numerose modifiche) verso una legislazione ben più rigida e improntata sulla prevenzione generale dei reati con una minaccia di severe sanzioni, non esclusa pena capitale.

 

Un’opera compilativa e formativa

Il Codice Penale Vaticano appena pubblicato non è il frutto dell’attività del Legislatore, ma, nell’idea dei curatori, dà conto delle numerose riforme che si sono succedute e, soprattutto, alla diversa concezione di pena, che il Papa ha tracciato nel suo magistero.

Ecco le modifiche più importanti: l’abolizione della pena di morte (prevista fino al 1969 solo per l’attentato alla vita del Pontefice, come eccezione al codice penale generale); la sostituzione dell’ergastolo con la reclusione fino a 35 anni; la previsione dei crimini contro l’umanità; l’adesione a circuiti di trasparenza monetaria; l’impegno a favore dei minori e dei soggetti più vulnerabili.

I curatori intendono, dunque, rispondere all’esigenza di ricondurre ad unità la materia e di presentare agli studiosi e agli operatori del diritto uno strumento agevole, ricco di rimandi e notazioni che danno conto delle specificità che connotano la funzione penale in Vaticano.

L’importanza che quest’opera avrà sul piano delle fonti del diritto vaticano è innegabile e offrirà spunti perché il continuo aggiornamento dell’ordinamento penale possa essere improntato ai criteri di giustizia, di equa riparazione, di ristabilimento dell’ordine violato e di rispetto dei valori della persona, nella specifica ottica dei principi cristiani.

 
 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(San Giovanni Paolo II)

 
 
 
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Andrea Micciché

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