L’Enciclica è un particolare tipo di documento del Magistero pontificio che assume un rilievo specifico, proprio in ragione sia delle tematiche dottrinali e dei temi di interesse generale che affronta sia per la definizione di alcune dottrine da ritenere, per approfondire qui abbiamo già trattato l’argomento.
Fratelli Tutti va al di là della geografia e dello spazio per abbracciare l’uomo in un amplesso totalizzante.
Invero essa va letta e meditata in un’ottica continuativa con l’Enciclica Laudato sì (24 maggio 2015).
Si può affermare che entrambe queste encicliche si comprendano secondo una chiave di lettura che interpella ciascuno di noi attraverso il movimento assonometrico della Croce, cioè come i bracci della Croce sono protesi uno dalla terra al cielo e l’altro orizzontalmente verso un abbraccio aperto a tutti, allo stesso modo si può dire delle due encicliche in questione.
Se mentre Laudato sì è l’appello alla promozione di una ecologia integrale nel rispetto del creato, quindi in un movimento simbolico di restituzione dalla terra al cielo, nell’ottica creaturale dell’uomo che si riconosce figlio di Dio e per tale assunto spinge la creazione ad un rispetto globale proprio in termini della virtù francescana della restituzione; invece Fratelli Tutti si apre al movimento trasversale della Croce, cioè vuole essere l’abbraccio dell’uomo all’altro uomo, soprattutto al più debole, al più povero, al più indifeso.
Composta da ben otto capitoli, presenta un unico filo conduttore che lo si rinviene nel capitolo secondo dedicato alla Parabola del buon samaritano. Papa Francesco partendo dallo scacco, diremmo in termini più filosofici, di fronte al quale si è trovata l’umanità intera colpita dalla pandemia del COVID-19, ci fa meditare come in definitiva pur essendo potenti con rispetto ad alcuni mezzi economici, eppure ci siamo trovati tutti “sulla stessa barca”, indifesi e tremolanti di fronte alla pandemia dilagante.
Tuttavia proprio queste vicende ci devono far fermare a riflettere, come si fermò il samaritano nel dare soccorso all’uomo assalito dai banditi e ferito, per ripensare un mondo aperto a tutti nel quale noi cristiani per primi siamo chiamati ad avere un cuore aperto ai fratelli attraverso scelte prioritarie di una migliore politica, nel dialogo e nell’amicizia sociale per creare percorsi di nuovi incontri, sconfiggere le ingiustizie, soprattutto quelle della guerra e della pena di morte, ed infine attraverso un cammino di identità cristiana nel rispetto del dialogo interreligioso arrivare a farci “fratelli universali” degli ultimi.
Il Papa ci sprona al recupero della promozione del “bene morale” poiché «già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bontà, della fede, dell’onestà, ed è arrivato il momento che questa allegra superficialità ci è servita a poco».
Come poter recuperare tutto questo? Avendo un cuore aperto al mondo intero, quindi coinvolgendo tutti attraverso una “migliore politica” che agisca a livello di impegno educativo finalizzato allo sviluppo di abitudini solidali, alla capacità di pensare la vita umana più integralmente e con una maggiore profondità spirituale per dare qualità ai rapporti umani.
Per promuovere tutto ciò Papa Francesco si rivolge al potere internazionale attraverso il diritto internazionale, ribadendo quanto già auspicato dal Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate (29 giugno 2009) in tema di una necessaria riforma «sia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che dell’architettura economica e finanziaria internazionale, affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni».
Ed ancora il Papa insiste sulla consapevolezza di saper incrementare un “amore politico” capace di riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare con loro un’amicizia sociale che includa tutti.
Infine viene proposto un cammino di fraternità che devono compiere le religioni in dialogo, per stabilire amicizia, pace, armonia, condivisione di valori ed esperienze morali, così come fece San Francesco d’Assisi rivolgendosi a tutti per proporre a ciascuno una forma di vita dal sapore di Vangelo, appunto chiamandoli fratelli tutti.
È da notare a tal riguardo come l’Enciclica si apre con una esortazione di fratellanza e si chiude con una preghiera che ci innalza al Padre, di fronte al quale siamo tutti necessari, volti differenti della stessa umanità amata da Dio.
“Cum charitate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”
(S. Giovanni Paolo II)
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