Papa Francesco, il 16 maggio 2019, ha approvato la delibera dell’episcopato sulla pubblicazione della terza edizione italiana del Messale Romano. Questo Messale per le celebrazioni in lingua italiana diventerà obbligatorio dal 4 aprile 2021.
A cinquant’anni dalla pubblicazione del primo Messale Romano di Paolo VI arrivato a conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II, sarà, obbligatoria in
Italia da domenica 4 aprile 2021, la editio typica tertia del Messale romano.
Esistono tre diverse edizioni del Missale Romanum in lingua latina: la Editio typica (1970), la Editio typica altera (1975) e la editio typica tertia (2000). A queste edizioni latine corrispondono altrettante traduzioni nelle
differenti lingue dell’orbe cattolico promosse dalle rispettive Conferenze Episcopali locali.
La Editio typica, pubblicata in latino nel 1970 e in italiano nel 1973, proponeva tutte le novità introdotte dal Novus Ordo promosso dopo la riforma liturgica portata avanti dai padri conciliari e sigillata nella stesura della Costituzione “Sacrosanctum Concilium”.
Di questa Editio typica, venne pubblicata una seconda edizione nel 1983 con
l’aggiunta di alcuni testi come antifone, preghiere eucaristiche, formule e orazioni redatte dalla Conferenza Episcopale Italiana, composte appositamente per la versione italiana e non presenti nella versione latina.
La editio typica tertia, è stata invece pubblicata nell’anno 2000, per volontà di San Giovanni Paolo II. Nel 2002 ebbero inizio i lavori per la traduzione italiana che si conclusero nel 2019 con l’approvazione del testo definitivo da parte di papa Francesco. Un lavoro che è durato ben 18 anni di lavoro. Il Card. Bassetti, presidente della CEI, presentandolo al papa lo scorso 28 agosto ha detto:
«Ci abbiamo lavorato 18 anni. È un bambino che è diventato maggiorenne. Siamo contenti di poterle dire che questo è il suo Messale, perché lei fa la maggior parte delle celebrazioni nel Messale in lingua italiana. Riteniamo che questo sia un grande dono, e che rappresenti un rinnovamento e uno stimolo ad approfondirlo e studiarlo per tutti i sacerdoti».
Il nuovo Messale Romano mantiene quasi completamente invariata la sua struttura rispetto all’edizione precedente. Si apre con una presentazione generale a cura della Conferenza Episcopale Italiana che contiene spunti, suggerimenti ed indicazioni su diversi aspetti liturgico-pastorali.
Mi piace sottolineare che al punto 6 delle “precisazioni” della Conferenza Episcopale Italiana si invitano i sacerdoti a «favorire una proficua alternanza tra le diverse Preghiere Eucaristiche che il Messale riporta, valorizzando appieno la straordinaria ricchezza dei testi». Questo invito, che i vescovi fanno per dare maggiore risalto alle Preghiere Eucaristiche, viene adesso esplicitato, poiché troppo spesso, proprio le Preghiere Eucaristiche, vengono accantonate, preferendone alcune rispetto alla ricchezza contenuta nel messale. Infatti è abitudine abbastanza radicata nell’Ars Celebrandi comune dei sacerdoti, quella di utilizzare la Preghiera Eucaristica II (La grande Anafora presa dalla Traditio Apostolica di Sant’Ippolito,170-235 d.C.) per i giorni feriali e la Preghiera Eucaristica III per i giorni festivi.
Rimanendo nell’ambito delle “precisazioni”, al punto 13: «i fedeli si comunichino abitualmente (sottolineatura nostra) in piedi, avvicinandosi personalmente all’altare o al luogo ove si trova il ministro».
Per quanto riguarda invece i contenuti di questa terza edizione del Messale le novità più importanti che vi si trovano, riguardano l’atto penitenziale, il Confiteor, il Gloria e il Padre Nostro.
Nell’atto penitenziale non è più previsto l’uso dell’italiano “Signore pietà” e “Cristo pietà” ma sono sostituite, come già nella liturgia ambrosiana, dalle formule greche «Kýrie, eléison» e «Christe, éleison».
Nel Confiteor (Confesso a Dio onnipotente…) durante l’atto penitenziale si è aggiunto un vocabolo “inclusivo” quindi non diremo più: «Confesso, a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato…» ma «Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle che ho molto peccato…». Il termine “sorelle” viene inserito anche in altri momenti in cui si diceva solamente “fratelli”. Per esempio nell’invito dopo la presentazione dei doni si dirà: «Pregate fratelli e sorelle, perché il mio e vostro sacrificio sia gradito…». Anche durante la Preghiera Eucaristica nel ricordo dei defunti si dirà: «Ricordati anche dei nostri fratelli e sorelle che si sono addormentati nella speranza della risurrezione».
Nel Gloria il nuovo testo prevede le parole «e pace in terra agli uomini amati dal Signore» che sostituisce «e pace in terra agli uomini di buona volontà» (in latino «et in terra pax homínibus bonae voluntátis»). Anche se nella traduzione latina si parla chiaramente di «bonae voluntátis» il cambio in «amati dal Signore» è motivato dalla traduzione del testo originale greco del Vangelo di Luca 2,14 (il canto degli angeli dopo la nascita di Gesù) «Δόξα ἐν ὑψίστοις θεῷ καὶ ἐπὶ γῆς εἰρήνη ἐν ἀνθρώποις ⸀εὐδοκίας» (Trad. it. Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama). In questo modo si è andati alla fonte per offrire maggiore fedeltà al ricco significato greco di «εὐδοκίας» che la Bibbia CEI 2008 traduce con “che egli ama”. Dopo lunga riflessione si è preferita l’espressione “amati dal Signore” in quanto, per numero di sillabe e accenti tonici, può essere sostituita al testo finora in uso senza creare problemi di cantabilità nelle melodie già esistenti.
È più nota a tutti la nuova traduzione – ampiamente oggetto di discussioni – della frase latina «et ne nos indúcas in tentatiónem» (Trad. it. e non ci indurre in tentazione) alla fine della preghiera del Padre Nostro che sarà sostituita da «non abbandonarci alla tentazione». Dopo lunghi dibattiti la sapienza della Chiesa ha deciso di introdurla nella Preghiera Eucaristica. In questo caso, al contrario di ciò che è avvenuto nel Gloria, non si è cercata una fedeltà alla traduzione dal greco, ma piuttosto si è seguita un’esigenza pastorale. Infatti, «dobbiamo escludere che sia Dio il protagonista delle tentazioni che incombono sul cammino dell’uomo» (Papa Francesco). Altra modifica all’interno del Padre Nostro legata ad una ricerca di maggiore fedeltà al testo latino, è l’aggiunta della congiunzione “anche” nel periodo: «Come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori».
Durante l’epiclesi della Preghiera Eucaristica II – la preghiera consacratoria più utilizzata – il celebrante non pronuncerà più «Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del Tuo Spirito…» ma «Veramente Santo sei tu, o Padre, fonte di ogni santità. Ti preghiamo: santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito…». Ancora una modifica facilmente riscontrabile è l’inversione delle frasi all’invito alla Comunione «Beati gli invitati alla Cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo» sostituito da «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello».
Nei riti di conclusione è stata inserita una nuova formula di congedo, già presente nell’edizione tipica latina: «Andate e annunciate il Vangelo del Signore». Questo congedo è l’esito di una riflessione sul congedo tradizionale del Messale in lingua latina «Ite missa est» portata avanti dal Sinodo sull’Eucaristia del 2005 da Benedetto XVI insieme ai padri sinodali. Questa nuova formula di congedo vuole dirci che l’annuncio del Vangelo è la missione alla quale la liturgia invia ognuno di noi. Inoltre la formula «la gioia del Signore sia la nostra forza» è stata corretta in «la gioia del Signore sia la vostra forza» per dare maggiore fedeltà al testo biblico ebraico di Neemia 8,10 in cui al popolo di Israele di ritorno dal dall’esilio babilonese viene detto: «Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».
Queste sono le novità più immediate che noteremo nelle celebrazioni Eucaristiche da quando entrerà in vigore il nuovo Messale Romano.
Nella presentazione al nuovo Messale Romano i vescovi italiani esortano i ministri ordinati e il popolo di Dio a studiare con attenzione il testo per apprendere correttamente l’arte di evangelizzare e di celebrare richiamando anche alla responsabilità di chi presiede il culto divino ad essere fedele al testo liturgico per evitare una certa personale emancipazione dall’autorità ecclesiale perché
«il libro liturgico è custode della fede creduta, celebrata e vissuta, ed è perciò testimone autorevole della profonda unità che lega la legge del credere (lex orandi) alla legge del credere (lex credendi) e, infine alla legge del vivere (lex vivendi). (…) urge ora un impegno perché la celebrazione liturgica sia vissuta come un luogo privilegiato di trasmissione dell’autentica tradizione della Chiesa e di accesso ai misteri della fede, in un collegamento sempre più stretto con le diverse dimensioni della vita quotidiana» (Presentazione n 10, p. X).
Sempre i vescovi, per un’autentica ars celebrandi, chiedono un
«principio della fedeltà, che si traduce in un vivo senso dell’obbedienza, impegna ciascun ministro a non togliere o aggiungere alcunché di propria iniziativa in materia liturgica . L’autentica ars celebrandi non può prescindere dal modello rituale proposto dal libro liturgico. La superficiale propensione a costruirsi una liturgia a propria misura, ignorando le norme liturgiche, non solo pregiudica la verità della celebrazione ma arreca una ferita alla comunione ecclesiale. Risuonano ancora di viva attualità le parole di san Paolo VI, quando, alla vigilia dell’entrata in vigore del Messale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio Vaticano II, invitava a non lasciarsi ammaliare dalla tendenza ad affrancarsi dall’autorità e dalla comunione della Chiesa. Una tendenza che può “costituire una fuga, una rottura; e perciò uno scandalo, una rovina”. E ancora qualche anno dopo richiamava tutti con forza a “dare applicazione fedele, intelligente e diligente, alla riforma liturgica, promossa dal Concilio e precisata dalle competenti autorità della Chiesa. […] È venuta l’ora d’una geniale e concorde osservanza di questa solenne lex orandi nella Chiesa di Dio: la riforma liturgica”» (Presentazione n 7, p.IX).
Possa risvegliare in noi, questa nuova edizione del Messale Romano, il desiderio di una fedeltà seria e incondizionata a Dio, alla sua Chiesa e alla sua bella divina liturgia spesso imbrattata dalla nostra umanità per poter crescere tutti insieme, come comunità ecclesiale, nello spirito della Liturgia. A tal proposito, ci ricorda il nostro amato papa emerito che:
«la migliore catechesi sull’Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata».
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“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”
(San Giovanni Paolo II)
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