La Prof.ssa d’Arienzo per il quarto anniversario di Vox Canonica: “Il diritto ecclesiastico e canonico: una visione trascendente dello stare insieme”

d'Arienzo ecclesiastico

Come di consueto, Vox Canonica festeggia il proprio anniversario intervistando una delle figure di spicco della scienza del diritto canonico ed ecclesiastico.

In quest’occasione, abbiamo conversato con la Prof.ssa Maria d’Arienzo, ordinaria di Diritto ecclesiastico, Diritto canonico e Diritti confessionali presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, presidente dell’ADEC-Associazione dei docenti universitari della disciplina giuridica del fenomeno religioso, nonché direttrice della Rivista di fascia A Diritto e Religioni.

Nel colloquio la Professoressa ha toccato numerosi temi, dall’individuazione dei principali problemi che animano il dibattito scientifico e giurisprudenziale alle declinazioni contemporanee della libertà religiosa, dall’impatto del magistero e del governo di Papa Francesco sulla vita della Chiesa ai consigli per coloro che intendono approfondire queste materie.

Non resta, dunque, che augurare alle lettrici e ai lettori una piacevole lettura!

Professoressa, La ringraziamo per avere accolto il nostro invito, dedicando del tempo a questa intervista. Partiamo dalle sfide che il diritto ecclesiastico e il diritto canonico stanno attraversando. Quali prospettive si aprono per queste discipline?

La domanda è ampia e si presta a molteplici letture: più che di prospettive delle discipline, quasi che fosse una questione di priorità da decidere “dall’alto”, credo che si debba parlare di orizzonti di ricerca che si presentano allo studioso che intende coltivare l’interesse per i rapporti tra diritto e religione in continua evoluzione e trasformazione. Mi limito qui a segnalare, ad esempio, nel settore ecclesiasticistico, la tutela multilivello dell’identità culturale e religiosa dell’individuo o il rilievo acquisito nell’attuale contesto sociale ed economico dagli enti religiosi del Terzo Settore.

Per quanto attiene al diritto canonico, le riforme di Papa Francesco inducono a riconsiderare istituti che sembravano cristallizzati nell’assetto codiciale e che, adesso, sono invece messi in discussione. La maggiore sensibilità verso l’attuazione dei concetti di buona amministrazione, la partecipazione delle laiche e dei laici all’esercizio della potestà di governo, la riforma del diritto penale canonico – solo per citare alcuni degli interventi normativi più recenti – impongono al canonista contemporaneo nuove riflessioni e aprono nuove prospettive d’indagine.

Come ha appena detto, il pontificato di Papa Francesco mostra un’attitudine propulsiva nel campo giuridico. Come valuta l’impatto della legislazione pontificia sull’impianto tradizionale della scienza canonistica?

Valutare l’impatto della legislazione di Papa Francesco significa evidenziare i principali punti di rottura o, più precisamente, di svolta rispetto all’assetto previgente.  In particolare, si segnala la rilevanza della disciplina antiabusi che, dopo il Motu Proprio Vos estis lux mundi, stabilisce un più efficace coordinamento con le autorità secolari nella prevenzione e nella punizione di questi gravi crimini, che provocano danni irreparabili per le vittime, scandalo tra i fedeli e discredito dell’istituzione.

La sinodalità come caratteristica fondamentale della Chiesa, il rafforzamento dei procedimenti di consultazione, il recepimento di standard propri degli ordinamenti giuridici secolari nel diritto canonico e nel diritto vaticano costituiscono, ancora, altre significative innovazioni. Nel diritto canonico particolare si è inoltre registrata l’emanazione di normative di contrasto alle mafie e alle dinamiche corruttive, espressione della dilagante “cultura dello scarto” denunciata a più riprese da Papa Francesco nei suoi documenti magisteriali. Nuovi ambiti di studio per i cultori della scienza canonistica sono rappresentati dalle tematiche ecologiche e dalle sfide poste dall’impiego delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale.

La società civile è il nuovo attore dei processi che coinvolgono le dinamiche religiose. Da docente in un’Università statale e laica, come valuta l’interesse per il rapporto tra il diritto e il fattore religioso?

Il fattore religioso ha da sempre esercitato un ruolo centrale nelle società, ma, soprattutto negli ultimi anni, è emerso in maniera sempre più evidente il ruolo che le religioni giocano nello scenario sia locale che globale. Insegnare in un’Università laica – anzi, nella prima Università “pubblica” del mondo, qual è l’Università “Federico II” di Napoli – mi dà l’occasione di confrontarmi con studentesse e studenti che si dimostrano particolarmente sensibili verso la trasformazione in chiave multireligiosa delle società contemporanee e particolarmente interessati alla conoscenza del diritto canonico, ma anche degli altri diversi diritti religiosi.

In sintesi, riscontro che la conoscenza delle materie che ricadono nel settore “Diritto e Religione” rivesta sempre più rilievo nella formazione dell’operatore giuridico contemporaneo per la loro eterogeneità, per la loro interdisciplinarità e per la loro attitudine anche professionalizzante.

E adesso, per concludere, un ricordo personale. Come mai si è avvicinata allo studio di queste materie?

Coltivare una materia a livello scientifico è sempre una questione di passione e di curiosità: nel caso mio, è stato l’incontro con i Maestri della disciplina che ha favorito in me l’interesse su temi che poi sono diventati miei itinerari di ricerca e indirizzi di studio. La riflessione sull’influenza dei diritti religiosi nell’evoluzione delle diverse realtà ordinamentali mi ha sempre affascinato, così come il costante dialogo con gli altri saperi che caratterizza il diritto ecclesiastico quale “scienza di mezzo” tra i diversi settori disciplinari.

Credo che l’analisi della giuridicità delle relazioni sociali necessiti di un approccio metodologico che senza lo studio del diritto ecclesiastico e canonico risulterebbe di certo parziale e limitato. La conoscenza delle nostre discipline può senz’altro contribuire a promuovere una concezione non parcellizzata o meramente tecnicistica del diritto, quale scienza umana deputata alla regolamentazione delle dinamiche sociali e politiche in continua evoluzione.

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

 

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Andrea Micciché

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