L’incapacità alla fedeltà nell’ambito matrimoniale canonico

fedeltà

In ambito canonico il vincolo matrimoniale che si genera tra i due coniugi ha due proprietà essenziali, l’unità e l’indissolubilità (1), ovvero costituisce un rapporto monogamico e perpetuo tra due persone connotato da un obbligo di fedeltà reciproca. Nel matrimonio del Codice del 1917 il focus primario si incentrava sullo ius in corpus (2), ovvero il diritto del coniuge di compiere e pretendere il debito coniugale/diritto perpetuo ed esclusivo sul corpo dell’altro coniuge, e sulla conseguente fedeltà che accompagnava tale obbligo.

I coniugi avevano l’obbligo di condividere il loro corpo e gli atti sessuali unicamente con il proprio coniuge al fine di generare la prole. Nella concezione di matrimonio, profondamente mutata del Codice del 1983, l’obbligo di fedeltà permane, in quanto caratteristica essenziale dell’unione coniugale; tuttavia, tale obbligo non si fonda più sullo ius in corpus, bensì sull’unione d’amore tra uomo e donna, come sottolinea Gaudium et Spes (3). Il matrimonio è un’ “intima communitas vitae et amoris coniugalis“.

Che cos’è la fedeltà coniugale

Il termine fedeltà non significa solamente devozione, bensì esso consiste nella “dovuta e costante rispondenza alla fiducia accordata ad un impegno liberamente assunto specialmente sul piano affettivo”(4). In ambito di diritto civile la fedeltà rientra tra i diritti e doveri dei coniugi derivanti dal matrimonio, stabiliti all’articolo 143 del Codice civile.

Tuttavia, in questo ambito la fedeltà non viene vista unicamente dal punto di vista puramente sessuale, bensì essa è una realtà “che deve essere sganciata da una restrittiva formulazione in chiave di sessualità per essere più seriamente e interamente riferita ad un impegno globale di devozione, estensibile a tutti gli aspetti della vita familiare”(5). La natura temporale della fedeltà si può riassumere nel seguente modo: “la fedeltà implica l’idea che tale legame si manterrà stabile anche in futuro, indipendentemente dall’amore che lo ha generato” (6). 

Da quanto è stato elencato sino ad ora si può comprendere come la fedeltà nasca da una scelta libera e volontaria del soggetto, che decide di assumere qualcosa nella propria responsabilità e di farsene garante (7). Formulato in modo semplice ma efficace, si può semplicemente dire che la fedeltà “è quel legame che unisce l’uomo con l’uomo, in un vincolo interiore che inizia da una libera scelta” (8).

Diagnosi peritale 

L’infedeltà in sé non rileva come motivo di nullità del matrimonio, a differenza del diritto civile dove se si riesce a dimostrare il fallimento del progetto matrimoniale dovuto all’infedeltà di un coniuge, al coniuge infedele può essere addebitata la separazione. In ambito canonico bisogna distinguere sotto vari profili di analisi di quale tipo di infedeltà coniugale si tratta caso per caso. Il perito in ambito canonico deve effettuare tre tipi di analisi per valutare l’entità psicopatologica dell’infedeltà ed una sua eventuale rilevanza in ambito processuale: una diagnosi di tipo differenziale, una diagnosi di tipo qualitativo ed una diagnosi di tipo quantitativo.

  • La diagnosi di tipo differenziale effettua una distinzione, scindendo i casi in cui l’infedeltà trae origine da matrici culturali o etiche/religiose, come ad esempio una cultura che permette la poligamia, ed i casi in cui sussiste una condizione patologica, ovvero una malattia mentale che inficia la libertà, in uno o entrambi i coniugi. Questa diagnosi deve fornire una risposta alla domanda quando l’infedeltà presenta una natura abnorme. Essa deve stimare se e fino a quale punto l’infedeltà è simbolo di un disturbo psichico.
  • La diagnosi di tipo qualitativo deve esprimere un giudizio riguardo all’infedeltà come segno di una vera e propria condizione patologica, ovvero si pronuncia sul “significato clinico” del tradimento nella storia del singolo soggetto e della coppia.
  • La diagnosi di tipo quantitativo analizza la frequenza del tradimento, ovvero la reiterazione della condotta adulterina nel tempo, perché un tradimento occasionale assume una rilevanza notevolmente differente rispetto ad un tradimento ricorrente, effettuato potenzialmente con lo stesso partner (9).

Esempi di figure psicopatologiche

Alcune situazioni di infedeltà sono connotate da rilevanza giuridica, perché originano da cause di natura psichica che precludono l’assunzione ed il mantenimento delle prerogative coniugali ai soggetti affetti. La rilevanza giuridica dei tradimenti coniugali si rileva nei seguenti disturbi psichici:

L’infedeltà nel mondo marginale:

In questo caso si sta trattando di un soggetto borderline, caratterizzato da instabilità nei rapporti affettivi a causa della sua propensione al soddisfacimento degli istinti e alla gratificazione immediata (10). Il caso psicopatologico più conosciuto in questo ambito è la Sindrome di Don Giovanni, che può avere due tratti caratteristici opposti. Da un lato vi può essere l’uomo che ha bisogno di sedurre in un modo di procedere quasi aggressivo una donna che verrà poi successivamente abbandonata (fuga che dà sollievo), dall’altro lato può esserci l’uomo sempre alla ricerca di nuove avventure, finché non troverà la donna perfetta, idealizzata, che non lo deluderà (11).

L’infedeltà nel mondo narcisista:

Il narcisista, – di cui ho già ampiamente trattato QUI – è caratterizzato da un’assenza di empatia e di colpa, dove l’altro nella coppia è ridotto a “mezzo”, a riflesso. Per questo motivo l’infedeltà risulta non solo auto-gratificante, ma anche pseudo-gratificante, dato che l’infedele narcisista non è mai realmente appagato, perciò è propenso a reiterare il comportamento infedele, anche e sopratutto vista l’assenza di sensi di colpa (12).

L’infedeltà nel mondo isterico: 

Oltre a presentare delle differenze tra soggetto maschile e femminile della coppia, questo modello di infedeltà ha dei tratti caratteristici comuni ad entrambi, quali la teatralità, l’accentuata espressività emotiva, labilità affettiva e pseudo-seduttività (13).

L’infedeltà nel mondo paranoide:

Ha un significato aggressivo-difensivo. In questo caso il tradimento ha una componente inconsapevole ed involontaria, dato che il soggetto paranoide ha necessariamente bisogno di un altro, tuttavia egli vede quest’altro come un nemico dal quale deve proteggersi, proteggersi tramite il tradimento.

L’infedeltà nel mondo parafilico:

La parafilia è uno strumento per trionfare sui traumi dell’infanzia, dunque il soggetto parafilico non è mai realmente libero e di conseguenza non potrà mai essere realmente fedele, dato che egli è in primis fedele all’oggetto perverso della sua perversione (14).

Ricordiamo che quelli sovra citati sono unicamente alcuni dei casi in cui l’infedeltà può assumere rilevanza giuridica per cause di natura psicopatologica. Ricapitolando dunque possiamo affermare che: l’isterico recita inconsapevolmente ed involontariamente, il narcisista usa e getta il suo partner, il paranoico combatte per difendersi, mediante il tradimento ed il parafilico è fedele in primis all’oggetto della sua perversione e non al partner in sé.

Riferimenti

  1. Canone 1056, Codice di dritto canonico del 1983.
  2. Canone 1081 §2, Codice del 1917.
  3. CONCILIUM OECUMENICUM VATICANUM II, Constitutio pastoralis: Gaudium et Spes, in AAS, LVIII (1966), nr. 48, p. 1067.
  4. “fedeltà” in Vocabolario illustrato della lingua italiana, Casa Editrice Felice Le Monnier, Milano, 1967, p. 1014.
  5. F. GAZZONI, Manuale di diritto privato, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1998, p. 355.
  6. E. MORA, Comunicazione e riflessività, Simmel, Habermas, Goffman, Vita e Pensiero, Milano, 1994, p. 52.
  7. R. GUARDINI, Virtù. Temi e prospettive della vita morale, Morcelliana, Brescia, 1972, pp. 49-51.
  8. J. TISCHNER, J. ZYCINSKI, G.F. McLEAN (Eds.), The Philosophy of Person: Solidarity and Cultural Creativity, Council for Research in Values and Philosophy, Washington DC, 1994.
  9. C. BARBIERI, L’incapacità maschile alla fedeltà: profili psichiatrici, pp. 145-146.
  10. B. CALLIEERI, Il paziente borderline sulla linea di confine tra mondo isterico e mondo narcisista, in P. SARTESCHI, C. MAGGINI (a cura di), Personalità e Psicopatologia, Volume I, ETS Editrice, Pisa, 1990, pp. 223-230.
  11. C. BARBIERI, P. RONCAROLI, Il dongiovannismo: aspetti psicopatologici e medico -legali, Rassegna Italiana di Criminologia, XVI, 3, 2005, pp. 371-395.
  12. O. F. KERNBERG, Disturbi gravi della personalità, Bollati Boringhieri, Torino, 1987.
  13. P. MIGONE, La personalità istrionica: aspetti descrittivi, storici e psicodinamici, Il Ruolo Terapeutico, 58, 1991, pp. 33-36.
  14. C. BARBIERI, L’incapacità maschile alla fedeltà: profili psichiatrici, pp. 135-144.

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

 

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Chiara Gaspari

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