La Redazione di Vox Canonica ha da poco annunciato QUI che il premio “Vox Canonica 2024” sarà conferito alla Prof.ssa Geraldina Boni, a cui rivolgiamo i nostri più sentiti ringraziamenti per il tempo che ha gentilmente dedicato a questa intervista. La Prof.ssa Boni è Professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna, dove è titolare dei corsi di Diritto Canonico, Diritto Ecclesiastico e Storia del Diritto Canonico.
Nel 2005 è stata designata dalla Conferenza Episcopale Italiana quale membro della Commissione bilaterale incaricata di predisporre le bozze delle intese volte a definire, ai sensi dell’art. 11 dell’Accordo del 18 febbraio del 1984 tra l’Italia e la Santa Sede, lo stato giuridico, l’organico e le modalità con cui assicurare l’assistenza spirituale nelle cosiddette strutture di convivenza obbligata. Recentemente è stata tra i promotori e organizzatori di un gruppo di ricerca internazionale inteso a formulare proposte legislative in merito ai nodi normativi afferenti alla regolazione della sede romana totalmente impedita e dello status giuridico del vescovo di Roma che ha rinunciato.
Ha svolto un numero consistente di prolusioni e relazioni in Convegni di rilevanza nazionale e internazionale, nonché di lezioni e seminari in diverse Università non solo italiane; organizzatrice di molti Convegni presso l’Università di Bologna: l’ultimo, nel novembre 2023, per celebrare i quarant’anni del Codex Iuris Canonici, che ha visto la presenza, oltre che di eminenti studiosi, del Segretario di Stato Vaticano, del Prefetto della Segnatura Apostolica e del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, riscuotendo vasta risonanza anche sulla stampa.
Oltre alla sua attività accademica, la Prof.ssa Boni si distingue per il suo impegno nel portare le questioni canonistiche ed ecclesiastiche al grande pubblico attraverso i media nazionali e internazionali.
Professoressa, cosa ha pensato quando Le è stata comunicata l’assegnazione del premio Vox Canonica 2024?
Ovviamente ne sono stata davvero felice. Si tratta di un premio istituito pochi anni or sono ma già molto conosciuto e prestigioso: per questo reputo un onore esserne stata insignita. Lo considero un riconoscimento per la passione con la quale mi dedico al diritto canonico, prediligendolo nelle ricerche e nella produzione scientifica.
Come è nato il suo amore per il diritto canonico?
Mi sono laureata in diritto ecclesiastico avendo come relatore il Professor Giuseppe Dalla Torre, negli anni in cui insegnava a Bologna. In verità, la mia vocazione era quella di diventare giudice. Tuttavia, devo ammettere che gli aspetti canonistici inevitabilmente implicati nello sviluppo dei temi affrontati nella tesi attrassero fortemente il mio interesse. Appena laureata, poi, il Professor Dalla Torre mi coinvolse subito nelle attività della cattedra, quali soprattutto l’organizzazione di seminari di approfondimento per gli studenti: scoprii così un universo giuridico la cui ricchezza e straordinarietà non avevo ancora compreso appieno. Insomma, abbandonata l’aspirazione alla magistratura, mi sono impegnata totalmente nello studio del diritto canonico: e il mio impegno è stato premiato da una carriera universitaria, nella sede bolognese, rapida e soddisfacente.
Ha ricordato il Professor Dalla Torre, suo Maestro: potrebbe dirci qualcosa in merito?
Il rapporto col mio Maestro, come ho anche dichiarato e scritto in più occasioni, è stato per me formativo ed essenziale. Anche quando il Professore si è trasferito a Roma, ha continuato costantemente a seguire il mio itinerario scientifico e accademico con un’attenzione e una sollecitudine davvero rare, per le quali gli sono stata e sempre gli sarò infinitamente riconoscente. AverLo avuto come Maestro, al quale poter ricorrere per chiarimenti, consigli, suggerimenti, è stato, per me, un dono preziosissimo: il suo esempio luminoso ha rappresentato un modello non solo quanto al magistero scientifico, ma del pari sotto il profilo umano. Sono stata molto fortunata.
C’è un testo che ritiene fondamentale per lo studio del Diritto Canonico?
Io, naturalmente, mi sono dapprima avvicinata al diritto canonico attraverso le opere del Professor Dalla Torre. Ritengo tuttavia che si debba avere l’umiltà di leggere e studiare quanto più possibile: questo allarga gli orizzonti, consente di pervenire a visioni complete ed esaustive, allena al confronto delle idee, sollecita a elaborare soluzioni originali che tengano conto di tutte le prospettive emergenti. Ai miei allievi da sempre insegno che, prima di esprimere le loro opinioni, devono conoscere perfettamente quelle altrui: nella scienza giuridica non si improvvisa né si inventa, ma si apporta, semmai, il proprio personale contributo in una tradizione di pensiero che ci precede e che prosegue dopo di noi.
Sappiamo che ha di recente pubblicato un manuale di storia del diritto canonico, potrebbe parlarcene?
Ho iniziato a insegnare Storia del diritto canonico un poco per caso, benché tale insegnamento non possa mancare a Bologna, ove il fondatore della scienza canonistica, Graziano, operava nell’epoca della nascita dell’Università. Poi però, anche per l’accoglienza generosa da parte degli studenti, mi sono applicata con dedizione a tale insegnamento. Se è vero che grazie alla mia applicazione di oltre trent’anni sul diritto della Chiesa credo di possedere una padronanza sicura dell’ordinamento canonico vigente, con pari sincerità dichiaro che non sono una storica di formazione o un’esperta di altri ambiti disciplinari toccati, nel manuale che ho scritto, in maniera sintetica nonché, necessariamente, semplificata.
Sul campo ho d’altronde conquistato conoscenze che mi permettono un’attività didattica accolta con gradimento dai suoi destinatari. A questo fine è volto il manuale, un obiettivo che appare certo scientificamente più limitato, ma insieme ambiziosissimo: aspirando a coinvolgere, di più, a trascinare in un itinerario in quella storia dalla quale proveniamo giovani che sono sollecitati, da una comunicazione assillante, a vivere oramai solo ed esclusivamente nel presente. Una meta che intravvedo con chiarezza – e con grandissima soddisfazione – nei loro occhi durante le lezioni e che spero di facilitare attraverso queste pagine.
Cosa consiglierebbe ad un giovane canonista che si sta approcciando alla materia?
Sinceramente gli direi che verrà a contatto con un diritto estremamente affascinante, analogo sotto vari punti di vista a quelli secolari coi quali ha intrattenuto nei secoli strettissimi rapporti, ma contrassegnato da una specificità indelebile, un’unicità incancellabile. Tale studio sarà per lui non solo avvincente e ricco di spunti di riflessione, ma lo aprirà, proprio attraverso la comparazione con i diritti secolari, ad una comprensione più piena e matura di questi. Lo renderà un vero interprete del diritto: pertanto, anche nelle Università statali, lo studio del diritto canonico non ricopre una mera valenza culturale, ma completa in maniera incisiva la preparazione del giurista.
Inoltre, nella realtà ordinamentale italiana, nella quale vige un concordato e una fitta rete di altri accordi che in varie materie presuppongono o rinviano al diritto canonico, la conoscenza di quest’ultimo si rivelerà utile anche quanto al versante squisitamente professionale. Insomma, sono numerose le ragioni che devono incoraggiare all’approccio e alla coltivazione del diritto della Chiesa: il quale, sono decisamente persuasa, può soprattutto agevolare il giurista nell’acquisizione di un’accentuata sensibilità verso la ricerca di soluzioni razionali e autenticamente giuste.
“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit”
(San Giovanni Paolo II)
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