Jules-Alexis Muenier, La lezione di catechismo, 1890.
Oggigiorno è sempre più importante comprendere cosa sia la catechesi, non solo perché è la base per la formazione del cristiano all’interno della società, ma soprattutto per mettere in chiaro cosa sia all’interno di un contesto molto variegato e liquido che rende questo compito per i pastori sempre più difficile.
Cos’è la catechesi e la sua finalità
Si può ritenere, in linea generale, che la catechesi è: «l’educazione della fede dei fanciulli, dei giovani e degli adulti, la quale comprende in special modo un insegnamento della dottrina cristiana, generalmente dato in modo generico e sistematico, al fine di iniziarli alla pienezza della vita cristiana»[1]. Pertanto la catechesi ha un fine specifico che è quello di «sviluppare, con l’aiuto di Dio, una fede ancora germinale, di promuovere in pienezza e di nutrire quotidianamente la vita cristiana dei fedeli di tutte le età. Si tratta, infatti, di far crescere, a livello di conoscenza e nella vita, il seme della fede deposto dallo Spirito Santo col primo annuncio ed efficacemente trasmesso col battesimo»[2]. A tal proposito, papa Francesco ha dato maggior rilievo al catechista, elevando questo servizio a vero e proprio ministero ecclesiale, con la lettera apostolica in forma di motu proprio Antiquum ministerium del 10 maggio 2021, e di cui Vox ha dato notizia QUI.
L’importanza dell’integrità
Inoltre «affinché l’offerta della propria fede sia perfetta, colui che diventa discepolo di Cristo ha il diritto di ricevere la ‘parola della fede’ non mutilata, non falsificata, non diminuita, ma completa ed integrale, in tutto il suo rigore e in tutto il suo vigore. Di conseguenza, nessun catechista autentico potrebbe compiere legittimamente, di suo arbitrio, una selezione nel deposito della fede tra ciò che egli ritiene importante e ciò che ritiene senza importanza, per insegnare quello e rifiutare questo»[3].
Tipologie di catechesi e diretti responsabili
Si distinguono inoltre due tipi di catechesi: la prima è quella impartita sotto la responsabilità dei fedeli can. 774 § 2: genitori (procuratori, padrini) – “prima di tutti”, anche come diritto e obbligo: cann. 226 § 2, 1366 (genitori), 872 (padrini); non è tanto insegnamento sistematico ma innanzitutto educazione mediante la vita come l’esempio e le parole di formazione e d’incoraggiamento e la seconda invece è quella “ufficiale” affinché la fede diventi viva, esplicita ed operosa, e questo è un compito che ricade soprattutto ai pastori di anime can. 773, al parroco cann. 776, 777, 528,1 (chierici addetti alla parrocchia, laici, soprattutto i catechisti) e infine i superiori religiosi nei confronti delle proprie chiese, scuole e tutte le opere can. 778.
Infine, è importante sottolineare che responsabili della formazione catechetica sono: il vescovo diocesano, che è tenuto a stabilire le norme (cann. 775 § 1, 777), curare che ci siano catechisti ben preparati e formati continuamente (can. 780) ed approvare i catechismi e gli altri scritti (can. 827 § 1), le Conferenze Episcopali e la Sede Apostolica (can.775). Attuare quanto statuito dal codice nella prassi pastorale potrebbe risultare difficile, tuttavia è doveroso per evitare inconvenienti, non lasciare spazi di ambiguità e soprattutto per il bene delle anime che costituisce il fine ultimo del diritto canonico che trova nella catechesi uno dei principali strumenti per raggiungerlo.
Note
[1] Catechesi tradendae, n. 18.
[2] Catechesi tradendae, n. 20.
[3] Catechesi tradendae, n. 30.
“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit”
(San Giovanni Paolo II)
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