Un volume che raccoglie una vita di studio e pastorale
Martedì 24 novembre 2021, alle 11, è stato presentato in anteprima nell’aula Pio XI della Pontificia Università Lateranense, il volume appena pubblicato del Cardinale Péter Erdö Il diritto canonico tra salvezza e realtà sociale. Studi scelti in venticinque anni di docenza e pastorale.
I temi trattati spaziano, com’è immaginabile in un lavoro frutto di un intera vita, dalla gerarchia della Chiesa a questioni liturgiche, dai fondamenti del diritto canonico al diritto processuale. Ed è proprio sulle particolarità e sfumature di questi singoli articoli che si sono soffermati i vari relatori dell’evento.
Alla presentazione del volume è stato dato avvio dal Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, il prof. Vincenzo Buonomo. Egli ha inaugurato l’evento dando il benvenuto al cardinale Erdö nelle aule dell’università che lo avevano visto studente, procedendo a sottolineare questo importante rapporto che sussiste tra salvezza e realtà sociale, così come viene esposto nel libro, che non tange solo ad intra, bensì anche ad extra.
“Infatti l’ordinamento canonico è vivo” ha concluso il professor Buonomo, “e non è legato solamente alla realtà della Chiesa, bensì reagisce con altri poteri e sovranità.”
Il prof. Gherri ha proceduto ad elogiare la canonistica descritta nell’opera del cardinale, come “l’esempio di una canonistica viva, che sa dire cose sulla vita della chiesa, prendendole dalla realtà, dalla pastorale, dalla storia e che per una comprensione dell’umanità è fondamentale”. Si avrebbe dunque in questo volume, secondo il parere del professor Gherri, uno studio intelligente della storia e della canonistica.
Il diritto canonico e l’ecclesiologia
Una volta terminata la fase introduttiva, il professor Valdrini ha cominciato il suo discorso, ricordando i suoi primi incontri con il Cardinale Erdö. Egli ha condiviso con i presenti che la loro amicizia è nata negli anni ’90 del secolo scorso a Parigi, dove con il passare del tempo hanno visto progredire le loro rispettive carriere, tanto da arrivare addirittura a dire “abbiamo fatto tutto assieme, tranne diventare cardinali. Quello lo ha fatto da solo”. Il relatore è partito dalla constatazione che c’è sempre stata un collaborazione necessaria tra l’ecclesiologia ed il diritto canonico. Nel passato si è sviluppata la tesi della Chiesa come societas iuridice perfecta.
Essa è servita ad un duplice scopo: ai canonisti come riferimento per costruire un edificio sociale proprio e per evitare che la Chiesa cattolica venisse assimilata a organizzazioni subordinate allo Stato. La dottrina della societas iuridice perfecta ha esaltato gli aspetti giuridici, mettendo in luce i principi del diritto canonico del ius publicum ecclesiasticum. Questo sarebbe il motivo per cui il diritto canonico avrebbe tralasciato l’autoriflessione ecclesiologica.
Inoltre, la perdita di interesse che si è mostrata nei confronti del diritto canonico del Codice del 1917, si spiegherebbe con la mancanza di evoluzione dei riferimenti ecclesiologici. Con il Concilio Vaticano II si ebbe un contributo essenziale riguardante la relazione tra ecclesiologia e diritto canonico, nonostante non siano state fatte dichiarazioni esplicite. Questo contributo è essenziale per due motivi: innanzitutto, perché il Concilio ha collegato l’insegnamento del diritto canonico all’ecclesiologia, in accordo con la Costituzione dogmatica Lumen Gentium, e perché ha sottolineato che la Chiesa è una società sui generis con fondamenti dogmatici. Questo intervento del Concilio avrebbe dunque avvicinato nettamente ecclesiologia e diritto canonico, mettendoli a confronto. Essi infatti sono, come viene riportato nell’opera del cardinale Erdö, configurazione della natura umana e divina dell’organismo che è la Chiesa, dove lo Spirito Santo agisce per vivificarlo.
La sinodalità come elemento costitutivo del sacramento dell’Ordine
Il prof. Gianfranco Ghirlanda, emerito della Pontificia Università Gregoriana, dopo un breve cenno alla sua conoscenza con il cardinale Erdö in un corso di aggiornamento tenuto a Budapest, ha approfondito un articolo contenuto nel libro del cardinale, dedicato allo spirito del presbiterio, nel quale vengono fatte considerazioni di carattere generale sulla sinodalità.
Il relatore ha riportato l’analisi che viene fatta nel testo del rapporto tra vescovo e presbitero, innanzitutto partendo dalla preghiera per l’ordinazione del vescovo e del presbitero, che si riteneva fosse la stessa in origine, poi accennando alla funzione elettiva che avevano i presbiteri fino al Concilio di Nicea, dove si è chiaramente affermata la differenza tra episcopato e presbiterato.
Si è giunto, dunque, a stabilire che la cooperazione tra presbiteri e vescovo non è semplicemente funzionale, ma è richiesta dalla Sacra Ordinazione. La differenza che sussiste tra presbiterato ed episcopato è, pertanto, solamente di grado. Si ha dunque una differenza di pienezza del manus ministerii, ma non delle potestà di ordine, tra vescovi e presbiteri. In Lumen Gentium 28 viene inoltre chiaramente stabilito che il vescovo è il capo del presbiterio, ma non dall’esterno. Data l’ontologica unità e la differenza solo di grado, si può dunque dire che il vescovo fa parte del presbiterio, ma non come primus inter pares. Egli infatti è allo stesso tempo all’interno e di fronte al presbiterio.
La cura pastorale
Monsignor Brian E. Ferme, Segretario per il Consiglio per l’Economia, terzo relatore dell’evento, ha proceduto a sottolineare l’ampiezza delle questioni storiche studiate, che spaziano dai criteri di idoneità al sacerdozio nel medioevo, fino alla cura pastorale dei vari gruppi etnici nella storia. Altro punto fondamentale di questa opera è la straordinaria attenzione e conoscenza delle fonti, che mostra un erudizione storica seria da parte del cardinale.
Alcune intuizioni mostrate dal cardinale Erdö in quest’opera sarebbero, secondo il parere del relatore, molto interessanti, come ad esempio quelle contenute nel suo articolo riguardante la risposta della chiesa e la sua considerazione delle varie lingue dei fedeli. Monsignor Ferme ha poi ricordato con viva nostalgia quando ha conosciuto il cardinale Erdö in un congresso di diritto canonico medievale a Monaco di Baviera nel 1992. Già all’epoca i grandi studiosi di diritto canonico medievale ascoltavano rapiti il saggio di un giovane studioso, quale era il cardinale Erdö. Questa sarebbe stata poi in retrospettiva già la prima indicazione della straordinarietà che caratterizza il cardinale. Monsignor Ferme dunque conclude, affermando che questa pubblicazione permetterà alla straordinaria sapienza del cardinale di arrivare più lontano.
I processi canonici
L’ultimo relatore è stato Sua Eccellenza Frans Daneels, Segretario emerito del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, che ha fatto un analisi della parte dedicata al diritto processuale del volume del cardinale Erdö. In questo frangente ha parlato di superare le tensioni tra foro interno ed esterno, specialmente in ambito sacramentale, si è soffermato, inoltre, sulla certezza morale nella pronuncia del giudice. Inoltre, ha trattato anche il processo penale canonico, dato che, citando il cardinale Erdö, “è un problema attuale quello dell’efficienza del sistema penale canonico”. Infine ha svolto alcune osservazioni sulla nuova regolamentazione nel processo matrimoniale.
L’evento si è poi concluso con un breve ringraziamento del Cardinale, che si è congedato dalla sala con queste parole finali: “Il collegamento tra la storia giuridica e la nostra vita è tutt’oggi fondamentale, perché la Chiesa non è un invenzione filosofica, bensì essa è il popolo di Dio in cammino nella storia.”
“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”
(S. Giovanni Paolo II)
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