Vox Canonica è lieta di poter intervistare la Dott.ssa Silvia Anna Petagine, Patrono Stabile presso il Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano di Basilicata (Potenza).
Nata a Ginestra in Provincia di Potenza e Diocesi di Melfi – Rapolla – Venosa, dopo gli studi classici ha conseguito la laurea in giurisprudenza presso l’Università del Molise. Nel novembre 2005, ottiene l’abilitazione forense come avvocato; iscritta all’ordine degli Avvocati di Melfi, ha svolto diversi incarichi riguardanti contenziosi di natura penale e amministrativa. Nel 2006 ha conseguito il dottorato in diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense e, nel 2015, il diploma di avvocato rotale presso lo Studium del Tribunale Apostolico della Rota Romana. Per volere degli Arcivescovi e Vescovi di Basilicata, dal 9 gennaio 2017 è stata nominata Patrono Stabile presso l’erigendo Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano di Basilicata.
Secondo quanto stabilito dall’articolo 113 § 1 della Instructio Dignitas Connubii, l’ufficio del Patrono Stabile è stato creato allo scopo di mettere al servizio delle persone uno specialista che possa dare un consiglio sulla possibilità di introdurre la causa di nullità di matrimonio e, se ciò risulta possibile, sul modo con cui si deve procedere. Qual è il compito del Patrono Stabile?
Il can. 1490 e l’art. 113 § 1 della Dignitas Connubii disciplinano l’ufficio del Patrono Stabile. Egli è una figura peculiare del Diritto Canonico e non prevista in altri ordinamenti processuali; introdotto per rendere più accessibile la causa di nullità, per ricevere corrette informazioni e per verificare l’esistenza dei presupposti per introdurre una causa di nullità. A differenza del Patrono di fiducia, il Patrono Stabile ha un rapporto fiduciario con il Vicario Giudiziale ed è stipendiato dal Tribunale per assicurare l’assistenza e la difesa di chi ne fa richiesta. Il compito principale è di consulenza gratuita per tutti i fedeli che richiedono tale servizio.
Il M.P. Mitis Iudex Dominus Iesus nelle Regole procedurali (art. 4) parla dell’indagine pastorale utile a raccogliere elementi indispensabili per l’eventuale introduzione di una causa di nullità davanti al Tribunale competente. Quanto è utile al lavoro del Patrono Stabile l’opera di consulenza offerta dai Parroci e dalle strutture diocesane preposte all’accoglienza di persone che chiedono la dichiarazione di nullità del matrimonio?
Il cammino di accompagnamento, svolto con sollecitudine dai parroci e dai Vicari Giudiziali delle nostre diocesi, è davvero prezioso. In genere, il fedele dopo un periodo più o meno lungo, terminato il percorso matrimoniale ed animato da un percorso spirituale condotto con l’ausilio del parroco o di un sacerdote di fiducia, desidera fare chiarezza nella propria vita. L’indagine pastorale è il primo servizio di accoglienza, dove la persona ferita da un matrimonio naufragato, oltre a raccontare la propria vicenda, può iniziare un cammino di riflessione sul proprio vissuto. Di conseguenza, quando il fedele arriva dall’Avvocato, nella fase della consulenza tecnico-giuridica, avrà una predisposizione diversa e una maggiore serenità per iniziare il lavoro di memoria sulla propria vicenda. Ritengo, si tratti di un servizio utile al ministero del Patrono Stabile.
L’art. 6 della Normativa sui Tribunali della CEI stabilisce che per poter avvalersi del patrocinio di un Patrono Stabile, “la parte che ne abbia interesse deve farne richiesta scritta e motivata al Presidente del Collegio giudicante. Questi accoglie la richiesta tenuto conto delle ragioni addotte e delle effettive disponibilità del servizio”. Quando e come avviene la consulenza preliminare da parte del Patrono Stabile?
La consulenza previa dal Patrono Stabile avviene nella fase successiva all’indagine pregiudiziale, su richiesta del fedele. La domanda per incontrare il Patrono Stabile deve essere inoltrata per iscritto dal fedele al Vicario Giudiziale, il quale ne valuterà l’opportunità. La consulenza avviene in locali esterni al Tribunale, per garantire discrezione e riservatezza. Si tratta di un’indagine accurata sul vissuto prematrimoniale e riservato della persona. Il colloquio previo, a mio avviso, attraverso una serie di domande proposte dall’avvocato offre spunti utili per ravvisare i presupposti utili ad avviare una causa di nullità matrimoniale.
Nella sua esperienza personale, quali sono i capi di nullità ricorrenti e come affronta la consulenza in situazioni particolarmente dolorose?
I capi di nullità ricorrenti oggi sono quelli relativi al can. 1095, nn. 2-3. Spesso ci si accosta al sacramento del matrimonio senza adeguata riflessione e consapevolezza dell’impegno che si assume con il matrimonio. Ci sono situazioni più delicate, nelle quali era presente, prima della celebrazione delle nozze, un’anomalia psicologica o psichica che ha potuto compromettere l’adempimento degli obblighi essenziali del matrimonio e invalidare il consenso. Segue il capo della simulazione parziale (can. 1101), l’esclusione della indissolubilità, della prole e della fedeltà. Chiaramente le situazioni più dolorose vanno affrontate con estrema delicatezza. Quasi sempre, direi, è necessario incontrare più volte il fedele per poter consapevolizzare e iniziare il lavoro di memoria utile a ricostruire fatti e passaggi utili per la valutazione sulla introduzione della causa. Dopo il percorso pregiudiziale, anche la consulenza diventa una strada ulteriore prima di iniziare la fase processuale.
Nel 2015 ha conseguito il Diploma di Avvocato Rotale presso lo Studium del Tribunale Apostolico della Rota Romana. Quale è stata la sua esperienza? Quanto l’esperienza dello Studio Rotale incide nel suo servizio di Patrono Stabile?
Lo studio rotale è stata un’esperienza formativa di spessore, giunta a compimento del mio percorso accademico. Ho conseguito prima la laurea in Giurisprudenza in Molise, dove ho conosciuto il prof. Onorato Bucci, già docente alla Pontificia Università Lateranense, che mi ha indirizzato agli studi di Diritto Canonico presso la PUL. È un percorso triennale e oltre allo studio meticoloso dei singoli capi di nullità, si impara a scrivere il restrictus, le animadversiones e la sentenza in latino. I corsi di psichiatria, antropologia e psicologia sono stati fondamentali per il lavoro di Patrono Stabile che, dal gennaio 2017, svolgo presso il Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano di Basilicata.
“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”
(S. Giovanni Paolo II)
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