Un’occasione liturgica per approfondire un sacramentale
Proprio nel giorno dedicato alla festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, cattedrale di Roma e madre di tutte le chiese diffuse nel mondo: nella liturgia, scopriamo il legame tra i fedeli e il Successore di Pietro, che dalla cattedra romana garantisce l’autenticità della fede.
Ma è anche l’occasione per pensare a un sacramentale quantomai antico e solenne, che affonda le proprie radici negli stessi racconti dell’Antico Testamento, e ci è stato tramandato nel suo nucleo essenziale dalle testimonianze dei primi cristiani, come l’Itinerarium di Egeria (IV-V secolo d.C.).
Cenni sulla dedicazione e la benedizione di una chiesa
Stiamo parlando della dedicazione della chiesa, cioè la permanente destinazione al culto dell’edificio “in cui Dio e l’uomo vogliono incontrarsi; una casa che ci riunisce, in cui si è attratti verso Dio, ed essere insieme con Dio ci unisce reciprocamente in cui si riunisce la comunità dei credenti” [1].
Poiché questo è uno dei momenti più solenni della vita ecclesiale, il can. 1206 del Codice di Diritto Canonico prevede che è compito del vescovo diocesano (e dei soggetti a questo equiparati ai sensi del can. 381, come i prelati territoriali, gli abati territoriali, i prefetti apostolici e i vicari apostolici) procedere ad esso.
Tuttavia, qualora egli fosse impedito, qualsiasi vescovo può celebrarla, in particolare i vescovi coadiutori o ausiliari per la porzione di popolo su cui è esercitata la cura pastorale (Cerimoniale dei Vescovi, 867). In casi eccezionali, il rito può essere delegato a un presbitero.
Il Codice distingue tra dedicazione e benedizione: intuitivamente, si comprende che la dedicazione è l’atto più solenne, visto che crea un “vincolo di destinazione” dello spazio sacro.
La benedizione è una celebrazione più sobria che, però, costituisce il presupposto per la celebrazione dei sacramenti in quel luogo. Sebbene spetti al vescovo diocesano la benedizione delle chiese, è possibile di norma la delega a un presbitero (can. 1207).
Inoltre, il can. 1217 richiede che la cattedrale e le chiese parrocchiali, attorno alle quali ruota la vita sacramentale, siano dedicate solennemente.
Il rito della dedicazione
Una volta precisata la nozione, il Codice rinvia ai libri liturgici per il rito della dedicazione (can. 1205).
Tra i momenti principali vi sono: il solenne ingresso del popolo e dei celebranti nella Chiesa, la deposizione delle reliquie dei santi sotto l’altare, la preghiera di dedicazione, l’unzione dell’altare e delle pareti della chiesa con il crisma, l’incensazione e l’illuminazione.
A testimonianza della dedicazione, vengono redatti appositi documenti, un esemplare dei quali, se è avvenuta la deposizione delle reliquie, è conservato nel sepolcro (can. 1208 e Cerimoniale dei Vescovi §877).
Tutto converge verso l’altare, sul quale sarà celebrata l’Eucaristia: come proclama la preghiera di dedicazione, da quell’altare, unto, incensato e illuminato, “la Chiesa santa, vigna eletta del Signore, che ricopre dei suoi tralci il mondo intero e avvinta al legno della croce innalza i suoi virgulti fino al cielo”; da lì “salga a Te la preghiera incessante per la salvezza del mondo” (Pontificale Romano, Rito della dedicazione della chiesa e dell’altare, capitolo II: Rito della dedicazione di una chiesa, n. 62).
Da questo momento in poi, nella chiesa non potranno essere compiuti atti con finalità diverse dall’esercizio e dalla promozione del culto, della pietà e della religione e, qualora venisse profanata, non sarà lecito esercitarvi il culto fino a quando non si ripari all’oltraggio.
Un’ ultima notazione, di tipo “ecclesiasticistico”: gli effetti della destinazione del luogo al culto cattolico hanno effetti riconosciuti dall’ordinamento italiano; anche se l’edificio appartenesse a un privato, l’art. 831 cod. civ. impone che esso non possa essere sottratto alla destinazione cultuale finché ciò non sia deciso dall’autorità ecclesiastica. [2]
Note
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[1] Benedetto XVI, Omelia per la dedicazione della chiesa parrocchiale “Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione, 10 dicembre 2006, in http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/homilies/2006/documents/hf_ben-xvi_hom_20061210_star-evangelization.html
[2] Cfr. P. Cavana, Il problema degli edifici di culto dismessi, in “Stato, Chiese e pluralismo confessionale”, Rivista telematica (www.statoechiese.it), aprile 2009.
“Cum charitate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”
(S. Giovanni Paolo II)
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