L’abuso sessuale intrafamiliare

intrafamiliare
Ottavio Mazzonis, Amore, 1984, olio su tela, proprietà privata

Quando l’autore e la vittima del reato di violenza sessuale sono legati da una relazione di parentela, ci troviamo nella categoria giuridica definita con il nome di incesto, la quale rientra all’interno della più ampia definizione di abuso sessuale intrafamiliare. Solitamente l’abuso sessuale intrafamiliare è caratterizzato da una forma di violenza priva di mezzi di costrizione, dato che i rapporti di potere e di dipendenza che compongono le relazioni familiari non rendono necessario l’uso della forza (1).

Storia

La storia dimostra che il tabù legato all’incesto è un elemento onnipresente in ogni cultura. Vi sono riferimenti all’incesto in antichi documenti persiani, egiziani, greci e persino in alcuni miti romani. Una delle leggi più antiche di nostra conoscenza che proibisce relazioni incestuose è contenuta nel Codice di Hammurabi (legge 154 e 157). Anche in ambito religioso furono numerose le proibizioni di relazioni incestuose fatte da diverse religioni. Analizzando i riferimenti religiosi all’incesto, possiamo osservare in ambito cristiano l’Antico Testamento, dove nel Levitico 18,6-18 si trova una proibizione generale di avere interazioni sessuali con un consanguineo, per poi proseguire con una lista dettagliata di tutte le relazioni proibite, dalla prospettiva dell’uomo, ovvero: relazioni sessuali con madri, matrigne, sorelle, sorellastre, zie, cugine, nuore, cognate. E’ interessante notare che non viene espressamente elencata la relazione con le figlie. Il divieto di incesto è presente anche nella Torah e nel Corano (2).

E’ degno di nota menzionare che alcune relazioni tra persone imparentate potevano essere permesse (in base alla cultura che si prende in esame) a seconda del grado di parentela che legava i soggetti. Al contrario una proibizione di carattere universale, presente in qualsiasi cultura, è quella che riguarda il rapporto genitore-figlio, oppure tra fratelli (3). Si possono riscontrare solo poche contravvenzioni a questa proibizione generale, tra esse vi sono i matrimoni tra fratelli e sorelle di lignaggio reale nell’antico Egitto, che servivano a far proseguire una dinastia di re-dei (4).

Incest AVOIDANCE e Incest TABOO

L’accademico Arthur P. Wolf, professore di biologia umana alla Stanford University, distingue “incest avoidance”, condivisa sia dall’essere umano che dagli animali, e “incest taboo“, che può variare a seconda delle culture e viene diffuso unicamente dalla cultura umana. Il professore cerca di dare una risposta a due domande: 1) come mai la maggior parte delle persone non hanno rapporti carnali con coloro con i quali condividono legami di sangue? 2) Come mai le persone disapprovano coloro che hanno relazioni incestuose? Mediante la sua innovativa teoria Wolf approfondisce la naturale inclinazione umana ad evitare l’incesto ed il forte tabù contro i rapporti incestuosi trovato in qualsiasi società, sposando biologia e cultura umana e dando così vita ai termini “avoidance” e “taboo” (5).

Teoria della Prossimità

Westermack sviluppò una teoria in base alla quale i bambini che fossero stati allevati insieme durante l’infanzia non avrebbero sviluppato un’attrazione sessuale tra di loro più in là nel tempo. Questa teoria contrasta nettamente con la visione di Freud, in base al quale dei fratelli potrebbero sviluppare un attrazione sessuale reciproca se i tabù sociali non esistessero. In base alla teoria della prossimità precoce di Westermack, due bambini geneticamente imparentati che non sono stati cresciuti insieme potrebbero sviluppare in futuro un’attrazione sessuale reciproca, mentre due bambini non imparentati, ma che sono stati cresciuti insieme svilupperebbero un’indifferenza sessuale nei confronti dell’altro (6). La prossimità, la consapevolezza del legame genetico e la somiglianza estetica sono tutti elementi che contribuiscono ad evitare l’incesto.

Distinzione delle varie tipologie di incesto 

Bisogna distinguere l’incesto genetico dall’incesto sociogiuridico. Dal punto di vista biologico, avere rapporti sessuali con un minore con il quale si condivide un legame genetico viene definito “inbreeding“, ovvero endogamia, altrimenti, nel caso di individui non geneticamente imparentati, si parla di esogamia. Da un punto di vista psicologico è stato dimostrato che si è sviluppato nell’essere umano un trattamento preferenziale della propria prole genetica. Trattamento preferenziale che si esplica non soltanto in termini di cura, di affetto e di investimento di risorse, bensì anche nell’evitare qualsiasi attività che potrebbe arrecare danno al bambino, di conseguenza anche e sopratutto l’incesto. Questo comportamento viene definito “discriminative solicitude” (7).

Fattori che possono far nascere l’interesse sessuale incestuoso

Lo psicologo e sessuologo canadese Michael C. Seto ha teorizzato che uomini che non soffrono di disturbo pedofilico possano comunque tentare un approccio sessuale con le proprie figlie o figliastre, per il fatto di non riuscire ad avere accesso a partner adulti. Questo potrebbe essere dovuto ad una mancata soddisfazione sessuale e relazionale con la propria partner attuale, ovvero in molti casi la madre della bambina molestata, oppure potrebbe essere dovuto ad un alto numero di conflitti all’interno della relazione, oppure ancora ad una mancanza di status, di charm e di mezzi per poter attrarre altri adulti (8).

Un altro motivo che potrebbe spingere l’aggressore, potrebbe essere un desiderio sessuale particolarmente elevato. Un uomo adatta il proprio comportamento sessuale in base al tasso di successo che riscuote con dei potenziali partner adulti (9). E’ stato constatato da alcune ricerche che le preferenze sessuali della maggior parte degli uomini eterosessuali non vergono verso ragazze in età prepuberale e puberale (10). Nonostante esse non siano l’oggetto primario del loro desiderio, sono comunque in grado di provocare una qualche risposta sessuale, seppur minore. Ciò fa si che l’uomo che non trovi accesso ai partner adulti selezionati potrebbe invece rivolgersi a partner potenzialmente interessanti, che tuttavia si trovano più in basso nella scala gerarchica delle preferenze sessuali (11).

Da ciò si evince che un uomo eterosessuale che non riesce ad avere accesso a delle donne adulte, andrà a cercare ragazze adolescenti, pubescenti ed infine bambine in età prepuberale, in questo esatto ordine, senza mostrare alcun interesse per i soggetti maschi di queste età. Similmente nel caso un uomo eterosessuale si trovi in un ambiente dove gli è precluso qualsiasi accesso al sesso femminile, come ad esempio in un collegio esclusivamente maschile, sussiste la probabilità che esso orienterà il suo interesse sessuale verso l’unico sesso disponibile, ovvero il sesso maschile, ed applicherà una gerarchia di preferenze riguardanti l’età del soggetto identica a quella sopra illustrata, ovvero partendo dall’adulto sino ad arrivare al bambino.

La mancanza di altre opportunità in ambito di partner sessuali che spinge un uomo a commettere incesto fa desumere altri due criteri ai ricercatori. Innanzitutto tali persone dovrebbero aver avuto un tardo approccio al mondo sessuale ed anche un numero di partner adulti di gran lunga inferiore rispetto ad i loro coetanei. Un altro elemento che i ricercatori hanno preso in considerazione come motivo per la commissione del reato di incesto è l’incertezza riguardante la paternità della prole, definita paternity uncertainty”. Un padre che non ha la certezza della paternità di sua figlia è più probabile che inizi un rapporto sessuale con essa (12).

Le famiglie disfunzionali a rischio di incesto

Un’altra teoria che tenta di spiegare i motivi dell’incesto non riguarda il singolo soggetto che commette il crimine, bensì osserva tutto l’ambiente familiare e la “patologia delle relazioni familiari”. E’ il caso delle famiglie disfunzionali. Spesso si tratta di famiglie già conosciute ai servizi sociali a causa di atti di maltrattamento oppure trascuratezza verso i minori del nucleo familiare. In tali situazioni la madre dei bambini potrebbe tenere un comportamento di connivenza passiva, ovvero fare finta di non vedere, oppure ancora di connivenza attiva, dove ella non solo è a conoscenza dell’abuso e non intraprende nulla per contrastarlo, bensì spesso vi partecipa anche (13).

Un altro autore (Weinberg) ipotizza che l’incesto si verifichi con maggiore probabilità e frequenza in due casi specifici, o meglio in due tipologie di famiglie specifiche: in famiglie geograficamente molto isolate dalla società circostante, che rimangono chiuse in sé stesse e non costruiscono rapporti sociali al di fuori dell’ambito familiare, ed in famiglie talmente poco unite e coese che i membri non sono riusciti ad interiorizzare i principi di rigetto sessuale degli altri membri della famiglia.

L’abuso può essere usato per due finalità molto differenti dalla famiglia nel suo complesso. Potrebbe essere usato per evitare situazioni di aperto conflitto tra i genitori, in tali casi la madre è affettivamente distante dai bambini, oppure potrebbe essere impiegato per tenere sotto controllo il conflitto. In tali casi la madre è carente, e la figlia è costretta a prendere il suo posto. In questo frangente di conflitto la figlia viene sacrificata per evitare la disgregazione del nucleo familiare (14).

Quando la relazione tra le due figure genitoriali è seriamente danneggiata o in uno stato di conflitto perenne ed il padre percepisce la madre come sessualmente ed emotivamente non disponibile, allora potrebbe rivolgersi a sua figlia per soddisfare i suoi desideri sessuali. Essenzialmente la figlia viene posta nel ruolo di sposa (15). Questo fenomeno viene definito della “sessualità sostitutiva”, dove il padre rimpiazza la compagna, a causa di conflitti con la propria partner, oppure a causa di una situazione di vedovanza, o anche semplicemente per un desiderio che lo affligge, di voler tornare al primo amore della gioventù (16).

Statistiche

Esaminando il soggetto che commette incesto si dovrebbe verificare la presenza di elementi corrispondenti con la pedofilia o l’antisocialità. In questo frangente bisogna tuttavia menzionare che è poco probabile che chi commetta un atto incestuoso sia un pedofilo. Un’altra statistica ci illustra che gli autori del reato di incesto è più probabile che siano uomini (padri, fratelli, zii, nonni) che non donne (17). Inoltre è più probabile che commettano incesto uomini che non sono geneticamente imparentati con la vittima (patrigni, fratellastri) rispetto a quelli che lo sono (padri, fratelli). Il 39,7% dei reati di violenza sessuale viene commesso in famiglia e di questi il 30, 9% tra genitore e figlio/a (18). In Italia il 94% delle vittime è di sesso femminile, solitamente tra i 9 e 10 anni, mentre l’abusatore è nel 63% dei casi il padre, di un età tra i 30 e 50 anni (19).

Note

  1. L. TERRAGNI, Su un corpo di donna. Una ricerca sulla violenza sessuale in Italia, Franco Angeli, Milano, 1997.
  2. M. C. SETO, Pedophilia and Sexual offending against children. Theory, assessment, and intervention, American Psychological Association, Washington DC, 2018, pp. 143-144.
  3. H. MAISCH, Incest, (C. Bearns, Trans.), New York, NY: Stein & Day, 1972.
  4. R. H. BIXLER, Comment on the incidence and purpose of royal sibling incest, in American Ethnologist, 9, 1982, pp. 580-582.
  5. A. P. WOLF, Incest avoidance and the incest taboos: Two aspects of human nature, Stanford University Press, Palo Alto, CA, 2014.
  6. E. A. WESTERMARCK, The history of human marriage, Macmillan, London, England, 1891/1921. (quinta edizione)
  7. M. DALY, M. WILSON, The truth about Cinderella: A Darwinian view of parental love, Yale University Press, New Haven, CT, 1998).
  8. M. C. SETO, Pedophilia and Sexual offending against children. Theory, assessment, and intervention, American Psychological Association, Washington DC, 2018, p. 154.
  9. M. A. LANDOLT, M. L. LALUMIERE, V. L. QUINSEY, Sex differences in intrasex variations in human mating tactics: An evolutionary approach, in Ethology and Sociobiology, 16, pp. 3-23.
  10. K. FREUND, C. K. MCKNIGHT, R. LANGEVIN, S. CIBIRI, The female child as a surrogate object, in Achives of Sexual Behavior, 2, pp. 119-133.
  11. R. BLANCHARD et al., Sexuel attraction to others: A comparison of two models of alloerotic responding in men, in Archives of Sexual Behavior, 41, pp. 13-29.
  12. D. HAIG, Asymmetric relations: Internal conflicts and the horror of incest, in Evolution and Human Behavior, 20, pp. 83-98.
  13. G. SCARDACCIONE, A.C. BALDRY, Tipologia dell’abuso sessuale e modalità dell’intervento giudiziario, in Rassegna italiana di criminologia, VIII/1, Giuffrè, Milano, 1997.
  14. S. SETTORE, C. FULIGNI, L’abuso sessuale sui minori, McGraw-Hill, Milano, 1999.
  15. J. W. MADDOCK, N. R. LARSON, Incestuous families: An ecological approach to understanding and treatment, New York, NY, Norton, 1995.
  16. I. MERZAGORA, L’incesto. Aggressori e vittime diagnosi e terapie, Giuffrè, Milano, 1986.
  17. H. N. SNYDER, Sexual assault of young children as reported to law enforcement: Victim, incident, and offender characteristics, Report NCJ 182990. Bureau of Justice Statistics, U.S. Department of Justice, Office of Justice Programs.
  18. G. SCARDACCIONE, Autori e vittime di violenza sessuale, Bulzoni, Roma, 1992.
  19. G. DE LEO, V. CUZZOCREA, S. DI TULLIO D’ELISIIS, G. L. LEPRI, L’abuso sessuale sui minori, pp. 223-224.

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

 

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Chiara Gaspari

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